Zambrotta torna a Rebbio
E ai bimbi parla di sogni

Il campione azzurro incontra i bimbi della sua ex scuola. E in una palestra strapiena parla con i ragazzi, ricordand dei suo anni a scuola e della sua vita spesa sui campi di calcio, dal Como al Bari fino alla Juve e, oggi, al Milan

COMO - «E voi, ragazzi, avete un sogno? Io sono riuscito a realizzare il mio, grazie all'impegno, l'educazione e qualche sacrificio». Parla ai bambini delle elementari e delle medie di Rebbio, Gianluca Zambrotta. La palestra della Fogazzaro è piena, ci sono anche i suoi genitori, la sorella e la nonna. Un piccolo evento. C'è anche la nipotina Aurora, in 5ªB. Il campione rebbiese del Milan torna a casa, incontra il suo passato. Porta la sua esperienza e la sua disponibilità. Un campione del mondo che non ha dimenticato le sue origini: «Ragazzi, sono uno di voi». A Rebbio ha completamente sistemato il campetto in terra dell'oratorio, trasformandolo, grazie anche a un suo contributo, in un moderno campo in erba sintetica. Ma che studente era Gianluca Zambrotta? «Me la cavavo con la sufficienza, ma non ho mai perso la voglia di imparare e di stare con i miei compagni. Avevo sempre un obiettivo, soprattutto alle superiori: finire la scuola e diventare un calciatore professionista». Anche se, qualche volta, papà Alberto o mamma Luisella dovevano dargli uno strattone, dopo gli allenamenti a Orsenigo, perché capitava che si addormentasse sui libri. La sfida di ieri è stata, semmai, affrontare la raffica di domande dei ragazzi, prima delle elementari e delle medie. «Andrai a giocare in Turchia?», chiede un ragazzo turco: «Proposta interessante, perché no?». «E nel Napoli?», chiede un compagno: «Mia moglie è napoletana, i suoi parenti me lo chiedono spesso. E' una bella città e pure una bella squadra, mai dire mai». Meno possibilista su un passaggio all'Inter, squadra per cui comunque domani sera farà il tifo nella finale di Champion's League: «Ma solo perché è una squadra italiana…». E ancora: «Cos'hai provato quando il Milan ha perso 4-0 con l'Inter (boato dei piccoli nerazzurri, ndr)?». «Non ero contento, ma attenzione: pure l'Inter ha perso spesso contro il Milan…». Condanna il calcio di Totti a Balotelli («capisco il nervosismo, ma era da evitare»), non si sbilancia sul nuovo allenatore del Milan («non lo sa nessuno») e confessa candidamente, incalzato dai ragazzi, di non essere un fenomeno dal dischetto: «Non conosco la sensazione che si prova quando si sbaglia un rigore: non me li fanno mai tirare!». La vita di un campione è complicata? «No, perché non mi sono mai montato la testa, grazie a un'educazione rigorosa. Credo che uno sportivo abbia il compito di essere un esempio per i più piccoli». Esempio per tutti soprattutto per il dirigente scolastico Luigi Zecca, che lo ha premiato con una targa ricordo: «A Gianluca Zambrotta, campione del mondo e campione di umanità», ricordando il suo impegno come testimonial nazionale dell'Aism, l'associazione che combatte la sclerosi multipla. Maglie per la scuola, foto autografate per tutti i bambini e un peluche dell'Aism per quelli delle elementari: campioni si diventa fin da piccoli.
Luca Pinotti

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