Ticosa: progetto a rischio
E giallo dei tre milioni

Oggi, giovedì (al più tardi venerdì mattina), sarà il giorno della verità per la Ticosa e per il destino dei 41mila metri quadrati della ex tinto stamperia e anche per i 3 milioni di euro della fidejussione bancaria nelle mani del Comune. Verrà incassata? Sarà possibile farlo?
Intanto Palazzo Cernezzi è già in fibrillazione

COMO Oggi, giovedì (al più tardi venerdì mattina), sarà il giorno della verità per la Ticosa e per il destino dei 41mila metri quadrati della ex tinto stamperia e anche per i 3 milioni di euro della fidejussione bancaria nelle mani del Comune. Verrà incassata? Sarà possibile farlo?
Intanto Palazzo Cernezzi è già in fibrillazione. Politica, s'intende. Con la maggioranza che chiede di chiarire subito la situazione e di accelerare sulla bonifica del sottosuolo e con la minoranza che mette le mani avanti dicendo che se l'operazione Ticosa sarà tutta da rifare Bruni ne dovrà trarre le conseguenze e dimettersi. «Una posizione favorevole all'escussione della fidejussione - spiega il capogruppo del Pdl Marco Butti - era già emersa in gruppo, ma avevamo deciso di dare fiducia alla situazione che si era creata con gli imprenditori comaschi. Dinanzi a questo annuncio di Bruni restiamo in attesa e di confrontarci nella riunione già programmata. In ogni caso sulla bonifica bisogna procedere con tempi e tabelle di marcia serrate». Butti non chiude al fatto che il Comune possa tenersi l'area: «È una soluzione percorribile, ma va presa collegialmente». Il capogruppo della Lega Giampiero Ajani ammette che «c'è stato un susseguirsi di perdite di tempo che non hanno favorito l'appianarsi dell'argomento. La vicenda è stata portata avanti in maniera non specchiata. Da buon idealista sono convinto che se si coagulassero le imprese locali si potrebbe fare qualcosa di buono». Anche Ajani dice che «la bonifica deve essere fatta e come ho già detto più volte bisogna mettersi una mano sul cuore e una nel portafoglio e avviarla». Sull'amministrazione al capolinea, invece, si limita a dire che «sarà una valutazione che si farà con il partito, il tema è troppo importante».
 Il Pd, con Bruno Saladino parla di fallimento: «Siamo al traguardo per capire se il fallimento del secondo mandato è totale oppure se si può recuperare. Se la Ticosa andasse male Bruni deve dichiarare alla città di non essere stato in grado di amministrare. Aspettiamo anche da parte della maggioranza una presa di posizione che potrebbe portare a una conclusione definitiva. Basta prese in giro. Dopo teatrino bilancio drogato per anni da una cifra che non c'era (si riferisce ai 14 milioni di incasso dalla vendita della Ticosa, ndr) resta l'incubo della bonifica che non potrà essere esclusa, e che costerà qualche milione di euro».
Perplesso anche Mario Molteni, capogruppo di Lista per Como: «Se l'operazione non dovesse concludersi è il fallimento del programma di Bruni visto che la Ticosa era il punto cardine con tanto di fuochi d'artificio. Stiamo lavorando tutti per il bene della città e non vanno fatte speculazioni per cui spero si risolva la questione. Se così non fosse, però, non vedo altro che le elezioni anticipate». Infine Alessandro Rapinese (Area 2010) è caustico: «Sono stupito: Bruni non ha ancora risolto la Ticosa come aveva detto tre anni fa? Ho visto manifesti, ma non ho mai sentito parlare di Ticosa arenata o di errori commessi. Bruni non mi sembra preoccupato dei cittadini comaschi, non capisco questa sua tolleranza nei confronti di Multi. Ha tolto gli incassi della vendita dal bilancio preventivo, però si fa la bonifica se non c'è la certezza dell'operazione. A questo punto la Ticosa doveva già essere operativa, non capisco perché non siano stati fatti rispettare gli accordi».

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