Sant'Anna bis, sindaci contro
"A Mascetti paghiamo il pizzo"

La guerra tra i sindaci di Como e di San Fermo continua all'ombra del nuovo ospedale Sant'Anna. Stefano Bruni è infuriato e definisce il canone di 650mila euro annui che l'azienda ospedaliera verserà al Comune di San Fermo «tangenti pubbliche»

COMO - La guerra tra i sindaci di Como e di San Fermo continua all'ombra del nuovo ospedale Sant'Anna. Stefano Bruni è infuriato e definisce il canone di 650mila euro annui che l'azienda ospedaliera verserà al Comune di San Fermo «tangenti pubbliche». Dal canto suo, il primo cittadino di San Fermo, Pierluigi Mascetti gli risponde che «lo stile non si compra al supermercato». Insomma, nessuna tregua. Ma andiamo con ordine. A lanciare l'affondo è proprio Bruni attaccando Mascetti per la sua «rigidità ingiustificata poiché alle nascite e alle morti seguono adempimenti da fare e costi». Ammette che «probabilmente nell'accordo di programma andava puntualizzato meglio, ma allora l'emergenza era non perdere i finanziamenti e comunque non si sapeva dove esattamente sarebbe stato costruito l'ospedale».

E ancora: «Se l'ospedale non aprisse, sarebbe una sciagura e un errore gravissimo, il più grave che un'amministrazione può fare. Faremo ridere tutta Italia, ma al Comune di San Fermo non interessa visto che il senso di responsabilità pubblica è totalmente assente». Ma Bruni va oltre: «Il Comune di San Fermo è quello che avrà il maggior beneficio dalla costruzione dell'ospedale. Questi pagamenti che San Fermo ottiene in termini di gestione dei parcheggi e di tutti gli altri valori aggiunti sono tangenti pubbliche. Sono il pizzo che va pagato al Comune di San Fermo per poter aver fatto l'ospedale. Lecito, certo, ma è così. Se la gestione dei parcheggi fosse rimasta all'ospedale, il ricavato sarebbe stato investito nella sanità».

Mascetti usa toni più bassi, ma non ci sta. «È una questione di stile - ribatte a Bruni - e lo stile non si trova nei supermercati. Chi non ce l'ha non lo può utilizzare. Non so cosa dire, evidentemente Bruni è talmente nervoso di questa situazione che non controlla più le parole. Per me l'accordo di programma è chiaro, lui l'ha sottoscritto. Poi se firma le cose che non gli sono chiare non so che dire... Si tratta di rispettare un accordo di programma, tutto qui».

Su una cosa Mascetti non vuole sentire ragioni: la modifica dei confini. Non è disposto a cedere neanche un centimetro quadrato del suo Comune.
«L'ho già detto - dice - sono disposto a trattare su tutto tranne che sui confini. Ma per Bruni l'unica soluzione sembra essere quelle e su questo non ci sono trattative. Non siamo interessate ai bimbi nati a San Fermo, ma era scritto chiaro che Como si sarebbe preoccupato dell'anagrafe e, tra l'altro, non stiamo parlando di spostamenti di masse di dipendenti. Ho chiesto da mesi che i tecnici dei due Comuni analizzino i problemi, ma non è stato fatto neanche un incontro».

Poi aggiunge ancora: «Bruni fa battute di cattivo gusto e manca di rispetto non solo al sindaco di San Fermo, ma soprattutto al consiglio comunale e ai cittadini di San Fermo. Sappia però che il problema va risolto subito, non dopo l'apertura dell'ospedale». Se il ministero dell'Interno dovesse decidere di lasciare immutati i confini, ma di considerare l'ospedale una sorta di enclave comasca, Mascetti non ha nulla da obiettare. «Nessun problema - assicura - per me si può anche fare un accordo ponte. Ma il fatto che i bimbi nascano a Como non mi sembra il problema più grosso, l'importante è che l'ospedale funzioni». Le armi, però, sono ben lontane dall'essere sotterrate. Anzi.
Gisella Roncoroni

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