«In Svizzera non vi vogliono,
qui tifavano per gli slovacchi»

La stragrande maggioranza dei comaschi non avrebbe problemi a diventare svizzera, anche se questo dovesse comportare sacrifici immani: niente carte per terra mai più, basta posteggi non conformi o di fronte a un passo carraio, nessuna possibilità di comportarsi come in Badinia. Anche se i comaschi hanno plebiscitato l'annessione al Ticino (ieri alle 19, a fronte di 2.632 voti, i sì erano al 77%), ora la domanda è: ma gli elvetici ci vorrebbero? Intanto occorre precisare che, varcata la frontiera, ancora a Chiasso è difficilissimo imbattersi in un "cittadino attivo". Ci sono tanti "minghiaweisch", ovvero gli italiani di seconda generazione (l'epiteto appartiene a quei simpaticoni degli zurighesi). Oppure c'è chi, come Pasquale Gnorato, si è trasferito qualche tempo fa: «Da otto anni, ero in cerca di lavoro». Adesso va bene ma è vero che «sono più freddi degli italiani, per non dire dei napoletani». E dobbiamo verificare con lui una delle lamentele più frequenti: «Caffè? Per carità, questa è acqua sporca». Dal capoluogo campano è arrivata, ben 43 anni fa, anche Rosa Armenio: «La mia famiglia è qui ma se potessi tornerei». Ma dove sono gli svizzeri? Con un altissimo, francamente eccessivo, senso della privacy, non vogliono essere fotografati, non hanno problemi a dire il nome ma diventano scuri in volto se devono rivelare anche il cognome. «I "taglian" vogliono venire qui perché non ci vivono - dice un Alberto - La realtà è un po' diversa. Ci sono tante regole da rispettare e credo che le trovereste indigeste». Perché no, invece, si chiedono Gilda Scibilia e William Peverelli: lei ha due passaporti, lui è italiano, lavorano da un paio d'anni in Ticino: «Allargando il bacino si allargherebbe anche la piazza  commerciale». Certo è che a vivere in Svizzera non solo si impara a parlare un italiano un po' differente ma ci si può sentire quasi apolidi. «Qui a Chiasso come mentalità siamo, forse, più simili ai lombardi che agli svizzeri tedeschi e francesi - ammette Davide Moser - ma non vi sopporterei mai in momenti come questi, durante i Mondiali». Perché? Tanto siamo off. «Su novanta minuti fate trecento ore di commenti...». A proposito di campionato: in piazza davanti al maxischermo allestito per la partita della "Nati" c'è anche Renato Otz, impossibile non notarlo con la lunga barba e la maglia del Brasile: «Tifo per entrambe le squadre. Gli italiani? Perché no?». Mario Paiva è arrivato tanti anni fa dal Portogallo e gli cediamo l'ultima parola: «Non credo che vi vogliano. Dovevate sentire che boato, ieri, quando siete usciti dai mondiali. Qui erano tutti felicissimi».

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