Le mosse della 'ndrangheta
nel cantiere del Sant'Anna

I camion della 'ndrangheta si sono allungati fino al cantiere del nuovo Sant'Anna e puntavano anche a quello per la terza corsia dell'Autolaghi. A dirlo è l'ordinanza di custodia cautelare che ha portato in cella il 36enne canturino Ivano Perego

COMO - I camion della 'ndrangheta si sono allungati fino al cantiere del nuovo Sant'Anna e puntavano anche a quello per la terza corsia dell'Autolaghi. A dirlo è l'ordinanza di custodia cautelare che ha portato in cella il 36enne canturino Ivano Perego, accusato di associazione mafiosa per «aver favorito l'ingresso nella sua società», la storica e immacolata (fino ad alcuni anni fa) Perego Strade, del presunto boss calabrese Salvatore Strangio, voluto in società «per indurre imprenditori concorrenti a ritirare le offerte, intrattenere rapporti privilegiati  sia con esponenti politici che con pubblici dipendenti, al fine di ottenere, anche a mezzo di regalìe ed elargizioni di somme di denaro, l'aggiudicazione di commesse pubbliche».
La maxi inchiesta dell'antimafia di Milano ha gettato un'ombra su una serie di appalti pubblici nei quali Perego Strade è riuscita a imporre la presenza dei suoi camion. Per quanto riguarda il Sant'Anna, scrive nella sua ordinanza il gip milanese, «la scelta dei camion per il movimento terra avviene sempre con i soliti metodi». 

E' il 15 febbraio 2009 quando Angelo Romanello
, considerato negli atti della magistratura «uomo di Strangio» in quel di Erba, spiega al socio della Perego arrestato «di essere stato chiamato da una persona che ha chiesto di poter fare giungere tre camion per provare il percorso, magari a Como. Romanello». Un paio di giorni dopo Strangio contatta Francesco Ietto, «soggetto di elevato spessore criminale» lo definisce la magistratura, chiedendo «cinque camion da impiegare in un cantiere a Como, dicendo che quelli incaricati non si erano presentati nel cantiere». Ietto rifiuta, perché su Como lavora «già Pasquale Varca», considerato dai carabinieri del Ros capo del locale di Erba. Un rifiuto letto come l'esistenza di «regole» ferree «che i calabresi si sono dati e hanno imposto per la distribuzione del lavoro nel movimento terra». Passa un'altra settimana, è il 26 febbraio, e Strangio si attacca al telefono con Pietro Paolo Portolesi, soggetto «riconducibile al contesto mafioso che fa capo ai Barbaro», e attacca a parlare «di prezzi a viaggio o a giornata» precisando «che si tratta del tragitto ospedale di Como-discarica di Cantù e sono 66 euro a viaggio».

Strangio lo informa di avere «necessità di una decina di camion» e lo informa che «più viaggi faranno e meglio saranno pagati». Sempre lo stesso giorno, ma all'ora di cena, il telefono del "socio", alla John Grisham, di Ivano Perego si rimette a suonare.

Intrecci pericolosi all'ombra di uno dei più importanti cantieri pubblici comaschi, resi forse possibili dal buon nome - fino a ieri - della Perego Strade. Che la scorsa estate tentò di far suo anche l'appalto per la terza corsia dell'Autolaghi, con Ivano Perego a chiedere aiuto all'ex assessore provinciale di Milano Antonio Oliverio su come «potersi avvicinare alla Pavimenta del Gruppo Autostrade» per riuscire a entrare nel business. Amicizie, conoscenze, contatti: di questo sopravviveva - almeno stando agli atti investigativi - la Perego Strade. È il 7 luglio 2009, il 36enne canturino dominus della società di Cassago Brianza chiama ancora Oliverio e chiede: «Quando è il giorno del pranzo-cena con la "Compagnia delle Opere"?». I sogni di nuovi contatti da utilizzare come biglietto da visita svaniranno presto: con il fallimento prima, le manette poi.
Paolo Moretti

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