"Sotto il nuovo Sant'Anna
sepolti rifiuti proibiti"

La denuncia choc di un camionista della Perego strade ai magistrati dell'Antimafia milanese: "Hanno sotterrato materiale pericoloso. Ma se parlavo perdevo il mio posto di lavoro"

COMO - L'ex dipendente della Perego Strade è un fiume in piena. Risponde alle domande dei detective dell'antimafia milanese, ricorda, ma soprattutto accusa. E fa suonare un campanello dal suono inquietante, oltreché allarmante.
Domanda: «Rispetto al Sant'Anna lei ricorda anche se c'era materiale pericoloso, cioè inquinante?»
Risposta: «Sì. Ricordo in particolare la presenza di diverso materiale pericoloso, in particolare bentonite, che veniva caricata sui camion e poi da me ricoperta con terra di scavo normale al fine di occultarne la qualità. Io personalmente mi occupavo di redigere anche i formulari, dove inserivo soltanto però il nome e cognome dell'autista e non mettevo nessun'altra indicazione in relazione al materiale trasportato e alla destinazione; queste indicazioni venivano inserite successivamente dall'autista stesso su indicazione di non so chi».

Altro giro, stesse risposte. A parlare, in questo caso, è una dipendente.
Domanda: «Lei ha mai sentito in particolare che questo tipo di operazioni veniva effettuato anche con materiale pericoloso e non indicato come pericoloso?»
Risposta: «Io ho sentito più volte dire agli autotrasportatori che dovevano indicare sui singoli rapportini codici diversi da quelli che in realtà avrebbero dovuto identificare i singoli rifiuti. Per cui poteva capitare che veniva indicato "terra" e invece si trattava di materiale di natura diversa».
Di quale natura? Ecco la risposta di un camionista: «In tutti i cantieri dove ha lavorato la Perego nel corso degli anni sono stati utilizzati per le opere di riempimento materiali fortemente inquinanti, come eternit, amianto».
La maxi inchiesta che ha portato in cella oltre trecento persone accusate di aver disseminato la Lombardia di clan legati alla 'ndrangheta regala un nuovo clamoroso retroscena, legato al cantiere pubblico più importante degli ultimi anni a Como: quello per la realizzazione del nuovo ospedale.

All'indomani dell'ondata di arresti - sul Lario eseguiti, oltre che dai Ros, dai carabinieri del nucleo investigativo di Como e della compagnia di Cantù - era infatti emerso che Salvatore Strangio, «personaggio con una storia criminale di riguardo e che vanta da sempre rapporti di affari, amicizia e frequentazione con individui di nota matrice 'ndranghetista», aveva messo i pneumatici dei camion Perego - controllata da oltre due anni e mezzo, secondo gli inquirenti della Dda, dai clan calabresi - dentro al cantiere del nuovo Sant'Anna e aveva contattato altri personaggi arrestati per associazione mafiosa, e attivi nel settore del movimento terra, per spartirsi, con loro, il viavai di mezzi nella struttura incastonata tra i comuni di Como, San Fermo e Montano Lucino.

Clan, "compari", rifiuti tossici venduti come inerti: ma perché tanta omertà di fronte a una vicenda simile? Il quesito è venuto pure ai detective dell'antimafia, che hanno chiesto a un dipendente: «Lei ha riferito che da parte della Perego venivano sempre non rispettate le normative di legge rispetto allo smaltimento dei rifiuti; perché non ha mai denunciato questo tipo di irregolarità?»
Risposta: «È vero io non ho mai fatto denunce e devo dire che ho anche molto sofferto di questa situazione perché mi rendevo conto che veniva sotterrato, interrato materiale fortemente inquinante, materiale che fa male alla salute pubblica, a tutti noi cittadini, però se io mi comportavo diversamente perdevo il posto di lavoro. D'altro canto soprattutto nell'ultimo periodo, vedendo le facce per me, è stata sempre una mia sensazione, di persone che mi mettevano paura, a maggior ragione mi guardavo bene di parlare». 

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