Perego, beffa al Consorzio
Debiti per 400mila euro

Ecomafia presunta ed insolvenze reali: sono le due facce di un'unica realtà che fa capo alla ditta Perego. La prima, attività illecite legate ai rifiuti, è ancora un'ipotesi della magistratura di Como che ha aperto un'indagine e ha disposto accertamenti. Ma la seconda non solo ha provocato il fallimento di un'impresa che per anni non ha mai dato problemi e ha sempre svolto il proprio lavoro.

COMO Ecomafia presunta ed insolvenze reali: sono le due facce di un'unica realtà che fa capo alla ditta Perego. La prima, attività illecite legate ai rifiuti, è ancora un'ipotesi della magistratura di Como che ha aperto un'indagine e ha disposto accertamenti. Ma la seconda non solo ha provocato il fallimento di un'impresa che per anni non ha mai dato problemi e ha sempre svolto il proprio lavoro. Bensì, tra gli altri, fornitori e manutentori, ha pure danneggiato con un'insolvenza da 400mila euro una società che dal 1982 per il territorio comasco rappresenta un servizio fondamentale, economico, ecologico, ambientale, sotto il segno della legalità. È il Consorzio Comense Inerti, Spa di costruttori che facevano capo al Collegio delle Imprese Edili ed ora ad Ance, Associazione Nazionale Costruttori. Lo scopo: gestire attività estrattive, in sostanza cave. Quando sono esaurite, il Consorzio provvede al riempimento con terra da scavo e dispone di un impianto di trattamento degli inerti da demolizione bonificati. Se non sono bonificati, non possono neppure essere conferiti. Il 15% del materiale consegnato all'ex cava è recuperato, l'85% è utilizzato per ricostituire il paesaggio, coltivato e rimboscato. In questo modo, per esempio, sono rinati siti come quello di Villa Guardia, diventato campo da golf.
In questo quadro, anche la Perego conferiva il materiale di scavo: a parte le schede con le quali si presentava e che riportavano il dettaglio, in ingresso il materiale veniva verificato. E la Perego non era che uno dei 500 clienti che portano inerti ai siti del Consorzio. Attualmente, due sono aperti, Cucciago e Malnate (Varese).
«Di fatto - rievoca Sergio Pozzi, presidente del Consorzio - con tutte le autorizzazioni del Comune di San Fermo della Battaglia e tutte le schede a posto, in due o tre mesi all'inizio del 2009, la Perego General Contractor ci ha conferito 45.000 metri cubi di terra di scavo del cantiere del Sant'Anna. Una collinetta di terra che era stata rimossa per i parcheggi».
Il paradosso: «Il Consorzio s'è sentito fiero di poter fornire un servizio al nuovo ospedale, anche perché, attraverso la Società Prospecta, aveva promosso la progettazione del Sant'Anna bis - continua l'ing.Pozzi - Poi, gli sviluppi hanno avuto un esito diverso rispetto alle nostre aspettative, ma a noi poter dare una mano, come si dice, sembrava un risarcimento morale». La terra è stata depositata a Cucciago. Terra buona, anche perché nessuno, nella piana dei Tre Camini, l'aveva mai toccata da secoli. «È questo il tema - prosegue il presidente Pozzi - noi qui stiamo parlando di stupro, una parola forte, perché non riusciamo a capire: non può essere che sia stata rimossa terra buona, portata come riempimento di una cava e su quell'area dei Tre Camini siano state scaricate schifezze. Non ha senso». Sta di fatto che la Perego General Contractor, nata dalle ceneri di Perego Strade, aveva depositato la fideiussione chiesta dal Consorzio per poter portare terra di scavo: il servizio è infatti a pagamento. Ma quando il Consorzio venne a sapere delle difficoltà finanziarie che avrebbero portato al crac, avviò dapprima un'azione legale per recuperare il proprio credito e poi andò ad escutere la garanzia e non la trovò capiente. Non restò che prendere atto della beffa e riportare a perdita di bilancio 400mila euro. «Sul materiale che i camion conferiscono nei nostri siti - prosegue Pozzi - vengono effettuati, a campione, prelievi che vengono sottoposti ad analisi ed è tutto registrato a computer. Ci fidiamo di tutti e non ci fidiamo di nessuno. Questa metodologia è stata messa in atto anche per la Perego che aveva sempre pagato. Con la Perego General Contractor ci eravamo accorti di qualche pasticcio, ritardi, spostamenti di ricevute bancarie. Ma poiché il fondatore della ditta si era fatto negli anni la fama di grande lavoratore, di un impresario che aveva cominciato dal niente, di fronte alle necessità di un'opera pubblica come l'ospedale, abbiamo continuato a manifestare disponibilità».
Forse bisogna essere cattivi, a volte.
«Non è così: dopo tanti anni nel settore e nel mondo economico - conclude Sergio Pozzi - ho imparato che non bisogna mai dimenticare le proprie origini. La Perego si era fatta la nomèa di praticare i prezzi migliori. Ma erano troppo bassi per consentire utili proporzionali al lavoro che svolgeva. Nei nostri ambienti, ci si chiedeva come avrebbe fatto a stare in piedi». I giudici stanno lavorando per rispondere a tante domande. Il Consorzio, a nome dei soci e degli impresari che hanno sempre pagato, si è inserita nel fallimento per recuperare il proprio credito.
Maria Castelli

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