Sant'Anna, il dossier dell'Arpa
"Di più non si poteva scavare"

Sotto l'ospedale Sant'Anna non c'è amianto: «Nessuna evidenza di criticità ambientale», garantisce la direttrice del dipartimento Arpa di Como. Che però ammette: «Scavare sotto la struttura sarebbe stato impossibile»

COMO - Sotto l'ospedale Sant'Anna non c'è amianto: «Nessuna evidenza di criticità ambientale», garantisce Maria Teresa Cazzaniga, direttrice del dipartimento Arpa di Como. Dieci giorni dopo avere personalmente scavato nei terreni del nuovo ospedale (il 27 luglio scorso c'era anche lei, con tanto di paletta in mano, tra coloro che prelevavano campioni di terra a ridosso del torrente Valle Grande), la Cazzaniga spiega che di veleni, là sotto, non ce n'è. Almeno, non dove sono stati cercati.
Gli esiti dell'attività di scavo e analisi - scaturiti dalle conclusioni dell'indagine penale sul presunto traffico di detriti avvelenati - sono contenuti in un piccolo dossier trasmesso dalla sede Arpa di via Einaudi alla direzione generale del Sant'Anna, alla direzione generale dell'Asl, al comando provinciale dei vigili del fuoco, che aveva collaborato all'attività di prelevamento dei campioni di terra. «Gli esiti sono stati notificati anche alla Procura dela Repubblica - dice la direttrice - E per noi, in assenza di ulteriori indicazioni, tanto basta. La salute pubblica può ritenersi al sicuro». Il rapporto non dice nulla di nuovo: «L'area del'ex cantiere - vi si legge - risulta ogi completamente ripristinata: la struttura ospedaliera e il parcheggio multipiano sono da tempo terminati, le aree esterne sono state ripristinate e restituite a verde, le opere di viabilità esterna (via Ravona in Comune di San Fermo della Battaglia e via Lovesana in Comune di Montano Lucino), direttamente connesse alle opere di edificazione dell'ospedale, sono concluse e utilizzate. Le informazioni ad oggi disponibili provenienti dalle indagini tuttora in corso non individuano zone particolari all'interno dell'area dell'ex cantiere in cui potrebbe essere stato depositato il materiale abusivamente smaltito. È pertanto stato necessario valutare concordemente agli altri enti in indirizzo e all'impresa costruttrice modalità di accertamento speditivo che potessero consentire di valutare le varie tipologie di ripristino effettuate nell'area dell'ex cantiere, considerando anche la presenza di numerosi sottoservizi interrati».
In altre parole si è fatto quello che si poteva, tenendo conto della presenza delle canalizzazioni sotterranee dei servizi (idrici, elettrici, ecc.), tenendo conto dell'impossibilità di interrompere la viabilità esterna e della impossibilità di effettuare «interventi di tipo distruttivo delle strutture già realizzate», cioè indagini che «richiederebbero interventi specifici ed invasivi sulle fondazioni della struttura». Arpa e Asl hanno realizzato quattro cosiddette «trincee espolorative», a profondità variabili tra due e quattro metri, e due sondaggi, sulle rotonde di via Lovesana e di via Ravona. Gli otto campioni di terra raccolti sono stati spediti al Centro di microscopia elettronica dell'Arpa di Milano, da cui è arrivato il responso.

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