Veleni nel lago, l'allarme rientra
La pioggia spazza via le alghe

COMO - «Alghe? Quali alghe? Qui è tutto limpido, non vede?».
Vediamo: in effetti ieri il lago di Como era così bello da meritare, in un solo istante, tutte le lodi che i turisti sono soliti tessere per lui. Siamo in uno dei punti più incantevoli del Lario, del resto. Siamo a Gravedona dove, nel punto informazioni collocato in una bella struttura che ricorda la Torra di Mortella in Corsica, una ragazza gentile ci dice immediatamente che «si può fare il bagno ovunque, solo a Como non è consigliato». La mucillagine, comunque, c'era nei giorni scorsi, non abbondante ma in quantità sufficiente da destare qualche preoccupazione.

I pescatori ne parlano tra di loro ma, subito, tirano un sospiro di sollievo: «La pioggia ha spazzato via tutto» e, infatti, attaccate a qualche cima del porticciolo, è rimasta qualche traccia verde. Ed ecco restituita l'acqua ai residenti e ai turisti. Questo breve viaggio in Alto Lago - domani, invece, ci avvicineremo al capoluogo - alla ricerca dell'alga perduta ci permette di fare il punto sulla situazione, in piena stagione turistica. Sono numerosi i francesi e gli olandesi, almeno a giudicare dalle targhe delle auto, non mancano i tedeschi, un inglese ha provato il brivido della guida al contrario (per lui) in piena statale Regina dove, e questa è una pecca mai risolta, basta che si incrocino due pullman in una curva un po' più stretta delle altre per generare una coda. Anzi, ieri una signora alla guida di un camper, forse preoccupata da quella via angusta, ha deciso di procedere a una velocità ridottissima: purtroppo un veicolo simile su quella strada è assai più insuperabile del tonno e, così, si è creata una coda in movimento lentissimo alle sue spalle.

Meglio muoversi in barca: una famigliola che slega il motoscafo ci assicura: «Siamo già usciti, oggi, è tutto pulito». I turisti non sono lì solo per l'acqua: in una chiesa incantevole come Santa Maria del Tiglio entrano non meno di una decina di persone ogni due o tre minuti. A “La Serenella”, spiaggia libera, c'è già chi fa il bagno. Di sabato il pienone, ci dicono, arriva subito dopo pranzo, a volte più di un migliaio di persone. Ce ne sono tantissime anche alla “Sciatera beach” di Dongo e, ancora, il lago si mostra così terso che se ne intravede il fondo anche a molti metri dalla riva. Lo stesso a Menaggio dove tanti esercitano l'antica arte del passeggio sotto un cielo azzurro come gli occhi di un neonato. Un altro inciso: chi ha detto che i “laghée” sono scontrosi, chiusi, poco inclini all'accoglienza? Forse alcuni, forse li tengono nascosti quando ci sono i turisti. Noi incontriamo cameriere solerti, negozianti gentili e, soprattutto, abbondano i cartelli in due, a volte tre lingue (oltre all'italiano il fondamentale l'inglese e l'ovvio, dalle nostre parti, tedesco).

Ma il vescovo Coletti è andato oltre facendo distribuire un dépliant con un saluto personale ai nostri ospiti e informazioni sulle basiliche e le messe anche in francese, olandese e spagnolo. Intanto si avvicina mezzogiorno e, anche a Griante, qualcuno si è già tuffato: sono i bambini quelli che si divertono di più e le loro madri non hanno bisogno di alcun rilievo scientifico per accorgersi che quell'acqua, se non  incontaminata, almeno non è verde. A Lenno le troviamo, le famigerate alghe, si vedono a occhio nudo ma sono anche ben piantate sul fondale. Basta tuffarsi quattro metri più in là e uno non se ne accorge neppure.
Alessio Brunialti

© RIPRODUZIONE RISERVATA