La dottoressa del miracolo:
che emozione quella bimba

Parla il medico che ha fatto nascere la piccola Marisol dalla madre morente dopo l'incidente di Gironico. L'emozione di un momento che sarà definito «eroico»

COMO «La mia bambina… la mia bambina»: con le mani sul grembo in cui batteva la vita di sua figlia da 36 settimane, Soraya Maria è scesa dall'automobile, dopo l'urto. Sono state le sue ultime parole. S'è accasciata sull'asfalto, i suoi 21 anni appena compiuti stavano per spegnersi, forse è riuscita a vedere l'ultima striscia di luce della giornata, in fondo all'orizzonte. «Non preoccuparti, chiamo l'ambulanza», le ha gridato il suo Rosario, 21 anni da compiere il mese prossimo. E l'ambulanza della Croce Rossa è arrivata da Uggiate Trevano, il Sos da Olgiate Comasco, la Cri da Cantù e da Como è arrivata l'automedica, trasportava una dottoressa, medico rianimatore dell'Azienda ospedaliera, Francesca Gatti, 30 anni e un infermiere laureato e specializzato, Samuele Sgrò, coetaneo. Si sono chinati sulla giovane donna, il suo cuore si era fermato, il respiro era impercettibile e hanno visto quel grembo, la culla materna di una creatura. Parleranno di «manovre rianimatorie», di perfusioni e iperperfusioni, i due rianimatori, quindici ore dopo, in una conferenza stampa all'ospedale, parleranno di protocolli, cioè di indicazioni obbligatorie, di farmaci, di tubi, di condizioni instabili, ma tutti sanno che in quel momento hanno utilizzato solo il coraggio. «Ovviamente non l'avevo mai fatto prima, ma la centrale operativa del 118 e i ginecologi del Sant'Anna ci stavano assistendo via radio», ha detto la dottoressa, ma sul posto, in uno scenario d'emergenza estrema, c'erano loro, lei e il collega: qualche bambino è nato in autoambulanza, qualcuno in elicottero, qualcuno in casa, lo hanno assistito, con la madre. Ma adesso, una giovane madre stava perdendo la vita e una creatura doveva essere portata alla luce, doveva vivere. Hanno trasferito Soraya sull'autoambulanza, hanno continuato le manovre rianimatorie per lei e la dottoressa è intervenuta sul grembo, come un chirurgo, come un'ostetrica, come nessuno mai è intervenuto qui. Nel rischio e nel valore, è nata una bambina bellissima, la chiameranno Marisol, figlia del bene, del giovane amore nella terra del sole, la Sicilia, porta il nome di sua madre che l'aspettava per il 12 settembre. Che cosa ha provato, dottoressa? È la più idiota delle domande, ma che cosa succede in un essere umano su quel filo tra rischio e salvezza in cui si concentrano tanti studi di medicina e chirurgia, rianimazione, tecniche sofisticate, tecnologie avanzate? «Una emozione fortissima», risponde la dottoressa Gatti. L'emozione di un momento che sarà definito «eroico», come sottolinea la direttrice sanitaria dell'Azienda ospedaliera, Laura Chiappa, nella conferenza stampa. Ma i due dottori sottolineano la collaborazione con tutto il sistema 118 e con l'ospedale: i soccorritori di Croce Rossa e Sos, i medici, i vigili del fuoco, i carabinieri, si sono occupati degli altri feriti, della viabilità, dei familiari accorsi «e appena giunti al Sant'Anna, abbiamo trovato le porte spalancate: ci aspettavano i colleghi del pronto soccorso, i ginecologi, i neonatologi», hanno detto, quasi a lanciare un messaggio: «È stato un intervento corale», cioè gestito con i protocolli, le competenze e con il cuore. E il papà Rosario che non è potuto salire in autoambulanza, informato costantemente dal medico sulla sua Soraya e la sua Marisol, in ospedale cercava ancora di star vicino alle «tute arancioni», a quelle mani che avevano accarezzato per prime la sua bambina e avevano cercato di trattenere la sua Amata, perché non varcasse la soglia del mistero. Il destino gliel'ha strappata. Un papà di 21 anni e loro due, madre e figlia, sull'autoambulanza, Soraya e Marisol, vicine, pelle a pelle, come tutte le mamme con i loro bambini appena nati, il primo e l'ultimo abbraccio tra loro. Breve come un viaggio a sirene spiegate, a manovre rianimatorie continue. Lungo come un amore che dura più di ogni tempo.
                                                                                   Maria Castelli

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