Davide, l'addio a Sagnino
sabato alle 14.15

Sagnino si prepara a salutare Dido, morto martedì sera in un incidente in via San Giacomo. I funerali nella chiesa di San Giacomo e Filippo. Il cuore di Davide batte nel petto di un suo coetaneo

COMO Sarà un sabato di dolore, ricordi e lutto a Sagnino. Sono stati fissati per il pomeriggio alle 14.15, nella chiesa di San Giacomo e Filippo di Sagnino, i funerali di Davide Auguadro. La decisione è stata presa oggi, dopo che la procura ha concesso il nulla osta alla sepoltura. Gli amici e i familiari del sedicenne morto in un incidente stradale si preparano dunque a salutare Dido per l'ultima volta, mentre continuano gli attestati di dolore e di amicizia nei confronti di Dido.

A mamma Patrizia e papà Aldo, Davide l'aveva detto: «Se mi succede qualcosa, voglio donare i miei organi perché possano salvare la vita di tanti bambini». Il cuore di Dido non s'è fermato. Continuerà a battere nel petto di un ragazzino che, altrimenti, avrebbe avuto i giorni contati. Davide Auguadro, a modo suo, «continuerà a vivere», come dice papà Aldo, da dietro i suoi occhiali da sole che non sanno nascondere un dolore troppo profondo e ingiusto. Il ragazzo di Sagnino ne aveva parlato spesso, con i suoi genitori, della donazione degli organi. E non aveva mai avuto dubbi. «Volevamo soddisfare un suo desiderio e, da parte nostra, sapere che cinque bambini avranno un pezzo di nostro figlio», spiega mamma Patrizia.
Un cuore grande così, quello di Dido. Che ai genitori aveva confidato: «Voglio curare i neonati». Ricorda la madre: «Durante l'intervento della sua sorellina, che a ferragosto è stata ricoverata in Valduce per una appendicite, vedendo l'ambiente della pediatria prima ci ha detto che voleva fare il pediatra. Poi ha precisato che voleva fare il neonatologo. "Perché mi piacciono i bimbi molto piccoli", mi ha detto».

La sorellina di Davide, Martina, venerdì mattina ha accompagnato i genitori in via San Giacomo, nel punto dell'incidente, per deporre un mazzo di fiori. Sulla ringhiera ai lati del budello di Sagnino ci sono rose, girasoli, margherite e tantissimi peluche. "L'anno passato a scuola con te è stato il più bello. Ci ricorderemo sempre del tuo sorriso", si legge su un bigliettino. Sull'asfalto gli amici hanno scritto: "Per sempre uno di noi".
Il braccialetto che mamma Patrizia ha al polso è un elastico arancione: «Era di Davide - racconta - Lo portava sempre. Era di una ragazza che lui conosceva. Gli amici hanno promesso che faranno di tutto per sapere chi è questa ragazza», che evidentemente era legata in modo speciale a Dido. «Credo che questo braccialetto lo metterò al polso di Davide prima del funerale», non ancora fissato: forse sabato.

Il padre, ieri in ospedale, stringeva la maglia rossonera numero 22 di Kakà: «La sua preferita - spiega il signor Aldo - La metteremo accanto a lui». Il papà fatica a trovare le parole per ricordare il suo Davide: «Un ragazzo sereno, sempre sorridente...». E la mamma conferma: «Gli amici gli volevano un gran bene e neanche loro sanno darsi pace».
Basta leggere le centinaia di messaggi, di lettere, di parole d'affetto scritte su internet, sull'asfalto, su un lenzuolo o su una lettera. Come quella di Mery: «Ci sono strade lasciate in sospeso, strade non percorse fino in fondo, quelle che vorresti finissero sulla porta di casa e invece si interrompono in volo, nel volo che poi non finisce più, non smette mai di finire. E il resto? Il resto è immobile, in un perfetto dolore, o forse mille sfaccettature sfuggono alla penna, a questa... mentre immagino quel suo volo che ha portato a questo. E qui, in sella, coi suoi programmi, le cose da fare, la voglia di tornare a casa, a casa e dagli amici, la seconda casa sicura dove poter stare bene, dove essere libero. Il tuo volo, Davide, non era questo... era il volo intrapreso attraverso il sorriso della tua Marty, o quello nei sentieri della vita così tremendamente bella, una vita di cui non ci si può mai stancare davvero. La tua voglia di sentirla fra le dita e stringerla fino alla fine. Qui non arrivano gli angeli, se ne vanno e basta».

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