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Lunedì 13 Settembre 2010
"Donate i miei organi"
Poi si spara fuori dall'ospedale
Una guardia giurata di 37 anni si è tolta la vita ieri sparandosi un colpo alla testa sotto un albero di fianco all'ingresso del pronto soccorso dell'ospedale.
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La guardia, celibe e senza figli, viveva in via Napoleona, a pochi metri da qui, e lavorava per un istituto di vigilanza cittadino. Le circostanze straordinarie della morte - la scelta del luogo, il contenuto della lettera, il desiderio di poter essere "espiantato", richiamo ultimo alla vita che se ne va - autorizzano una deroga alla regola aurea che vieta, a chi fa cronaca, di raccontare le storie estreme di chi scelga di infliggersi la morte. La sua, quest'uomo ha voluto invece raccontarla eccome, aspettando il termine della notte e incamminandosi lungo via Napoleona alle prime luci dell'alba di ieri. È entrato in ospedale, probabilmente da via Colonna, poi è scivolato in silenzio lungo il viale fino all'ingresso del pronto soccorso. Sul lato sinistro, di fronte all'entrata delle ambulanze, c'è un piccolo terrapieno che sostiene una rivetta d'erba protetta da un paio di piante. Qui, la guardia ha posato un lumino, ha scritto due righe - chiedendo anche di comunicare la sua morte alla sorella - e per sentirsi più sicuro ha estratto il tesserino di donatore Aido, sistemandoselo accanto bene in evidenza. Infine ha accesso il lumino e si è sparato un colpo in testa.
Non ha avuto fortuna, neppure dopo: nei piani, la sua Beretta avrebbe dovuto richiamare l'attenzione ma, pur nel silenzio che impasta l'alba, quel botto non l'ha sentito nessuno. Non l'hanno sentito dagli ambulatori del "pronto", lì a due passi, non dal padiglione centrale. Se n'è accorta soltanto un paio d'ore più tardi un'infermiera, che quando si è alzato il sole ha sollevato una tapparella sopra l'aiuola e dall'alto si è accorta del corpo che spuntava da sotto una pianta. Dieci minuti dopo sul piazzale c'erano già decine di persone: la vigilanza interna al completo, i carabinieri, un gruppo di soccorritori. Il corpo era già freddo. Non c'è stato nulla da fare. Né per lui né per il cuore che avrebbe voluto donare.
Stefano Ferrari
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Como: dietro la tragedia forse una delusione amorosa