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Domenica 19 Settembre 2010
Più case meno lavoro
La città che perde i pezzi
Ben 130 aziende hanno abbandonato Como in soli tre anni. Aumentano le abitazioni, si rischia di diventare un dormitorio
Ma si conclude il primo decennio del XXIesimo secolo e la situazione è la seguente: nel 2007, a Como, si contavano 12.871 ditte; nel 2008 erano scese a 12.819; nel 2009, erano 12.742. Non è un crollo, bensì una flessione e se è compatibile con la crisi, a spiccare è la tendenza, cioè l'immobilismo economico. Un fenomeno che giustifica la domanda: Como si avvia a diventare una città dormitorio? Si definisce in questo modo un'area dove i residenti hanno una casa, ma il lavoro è altrove, perciò escono al mattino e tornano la sera a casa per dormire. La città, in sé, vive d'altro, dei forestieri e di quelli che vi hanno accesso per una serie di motivi, ma non vive dei propri residenti, che producono altrove il reddito. Questo può rappresentare vantaggi e svantaggi: di sicuro, comporta una rete di trasporti per favorire la mobilità, per esempio. Di sicuro, la qualità della vita è fatta anche di lavoro e gli urbanisti dicono che una città è tale quando offre un mix di funzioni, residenziale e produttivo di beni e di servizi. La città di Como per secoli ha visto un mix di funzioni, residenziale, produttivo ed indotto ed ora c'è di più: rischia di diventare «il dormitorio di Milano», per non dire di Lomazzo, dove è stato realizzato il parco scientifico – tecnologico che attrae esattamente ciò che il capoluogo voleva: l'incubatore di imprese, l'innovazione, la ricerca.
Sarà possibile invertire la tendenza ed arricchire l'offerta di posti di lavoro cittadini, in settori tradizionali ed avanzati? La prima condizione consiste nelle aree a disposizione per le ditte ed è una condizione appena appena accennata nella mappa dei 16 piani di recupero ed attuativi in corso, in fase di approvazione o approvati, Infatti, al 90% e più si tratta di operazioni con finalità residenziali: centinaia di appartamenti, per migliaia di abitanti, si propongono al mercato comasco, ma si contano sulle dita di una mano gli interventi che riservano quote di direzionale e solo per via Cumano una piccola parte è destinata ad artigianato. È la destinazione commerciale a prevalere nelle porzioni non residenziali. Sarà poi da valutare se gli insediamenti non residenziali saranno nuovi o se si tratta solo di trasferimenti di attività già esistenti in città. La città che cambia: via Scalabrini, Repubblica Romana, Acquanera, Canturina, Albate Centro, via Muggiò, Risorgimento, Sagnino, Bassone, via Morazzone, Rubini, Pannilani, Diaz si dispongono a trasformazioni da unità produttive ad unità residenziali. Con opere di interesse pubblico. L'interesse privato è il lavoro.
Maria Castelli
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