Cantù, è arrivato don Claudio
"Tanto lavoro con gli oratori"

Si presenta il nuovo coadiutore della pastorale giovanile per la comunità San Vincenzo (ovvero le parrocchie di San Michele, San Paolo, San Teodoro e San Carlo): «Già in questi giorni, inizierò a conoscere la realtà di Cantù. Perché sono previsti diversi incontri con chi rappresenta la comunità»

CANTU' «Con gli oratori, il lavoro non mancherà. Ma già in questi giorni, inizierò a conoscere la realtà di Cantù. Perché sono previsti diversi incontri con chi rappresenta la comunità». Sono le prime parole di don Claudio Travascio, il nuovo coadiutore della pastorale giovanile per la comunità San Vincenzo (ovvero le parrocchie di San Michele, San Paolo, San Teodoro e San Carlo). Don Claudio si è stabilito da poche ore in città. D'ora in avanti, ricoprirà il ruolo svolto per quattro anni da don Davide Pepe. Che ha deciso, piuttosto inaspettatamente, di chiedere un anno sabbatico di riflessione, concesso dai vertici della Curia meneghina nelle scorse settimane.
Don Davide - 35 anni - si è già trasferito a Milano dove è impegnato con l'insegnamento della religione cattolica in una scuola superiore. Il cambio alla guida degli oratori è avvenuto nel giro di poco tempo. Come il suo predecessore, il nuovo coadiutore risiederà nei locali sopra l'oratorio di san Paolo, in via Fiammenghini. Qui don Claudio - 36 anni, fino a pochi giorni fa responsabile dell'oratorio del Sacro Cuore di Busto Arsizio - è arrivato in silenzio alle 11 di ieri mattina, in una città tutta da conoscere. «A Cantù non ero mai stato. E' una città di cui so per sentito dire - aggiunge il sacerdote - finora, in questo zone, mi era capitato di passare a Mariano e a Cabiate».
Non manca il saluto da parte di fedeli e sacerdoti delle quattro parrocchie. «Benvenuto don Claudio - si leggeva nell'ultimo notiziario parrocchiale -; inizierà in questa settimana tra noi il suo ministero sacerdotale don Claudio Travascio, riferimento prezioso per il cammino educativo delle nuove generazioni. A lui offriamo un'accoglienza fraterna, affettuosa e disponibile. Per crescere insieme ragazzi, genitori, educatori e oratori sulla strada della fede e dell'amore. Quest'anno, sarà un tempo in cui unire e accordare le diverse esigenze e potenzialità, e definire e realizzare proposte e ideali evangelici». Sembra che l'impegno, da parte di tutti, dovrà essere una prerogativa. Anche per diventare sempre più una comunità stretta. E che ci sarà da rimboccarsi le maniche, lo si era già inteso in queste settimane, dopo i frequenti appelli rivolti ai volontari laici. Chiamati a dare la propria disponibilità a favore dei centri parrocchiali giovanili.

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