Parla il direttore generale:
"Il nostro ospedale è un gioiello"

Problemi strutturali? "Risolti". Pochi posteggi? "Vedremo". Organizzazione mai provata in Italia? "Grande opportunità". Il direttore generale del Sant'Anna smonta tutte le critiche e riassumendo ha una cosa da dire: "E' un grande ospedale"

COMO -Con il nuovo ospedale si gioca tutto. Andrea Mentasti, direttore generale del Sant'Anna, è arrivato tre anni fa, quando l'intero progetto era già bello e pronto, ma con la sua equipe ha curato tutti i dettagli del trasferimento. Un'impresa colossale, un cambiamento epocale per tutta Como.
Dottor Mentasti, dormito bene?
Sì, perché? Non avrei dovuto?
Beh, tra due giorni rischia non soltanto la carriera, ma anche la faccia. Non ha preoccupazioni?
Se è per questo ne ho infinite. Però abbiamo lavorato bene, ci stiamo preparando da anni e aver potuto testare la struttura per l'intero mese di settembre mi ha tolto qualche ansia.
Tutto sotto controllo allora.
No. In un trasferimento tanto complesso l'imprevisto è sempre dietro l'angolo, ma conosco la professionalità di medici e infermieri. Saranno eccellenti, come sempre.
Non giriamo intorno alle cose: perché ce l'ha con la stampa?
Non ce l'ho con la stampa. Credo però che alla conta dei piccoli intoppi sia preferibile guardare alla grandezza di ciò ch'è stato fatto. Avete scritto che una lampada è caduta perché appesa al cartongesso o che i servizi igienici erano difettosi.
Non erano cose vere?
Certo che erano vere, ma di episodi simili potrei elencargliene a centinaia! Il fatto è che sono stati individuati dalla nostra stessa struttura e risolti. La domanda è un'altra.
Prego, si faccia la domanda e poi si dia da solo la risposta.
La domanda è: l'ospedale presenta problemi strutturali? La risposta è no. I comaschi potranno contare su un ospedale all'avanguardia in Europa e addirittura nel mondo. Ci sono macchinari che pochissimi altri hanno. E mi riferisco al robot chirurgico, alla Vero per la radioterapia, ma anche alla nuova Pet.
Facciamo così. Noi le riferiamo le voci critiche, lei replica.
D'accordo, dica pure.
Il modello organizzativo è nuovo e nessuno in Italia l'ha mai sperimentato.
Vero. Si tratta di un modello anglosassone, che è stato scelto dalla regione Lombardia per tutti gli ospedali di nuova costruzione. Noi siamo stati i primi a finire l'ospedale e dunque saremo i primi a sperimentarlo.
Faremo da cavia insomma. Non è penalizzante?
Al contrario, sarà il nostro principale punto di forza. E lo dimostro con un esempio. Prima convincere un medico a trasferirsi al Sant'Anna non dico che fosse difficile, ma neppure semplice. Ora in tanti vorrebbero venire a lavorare da noi, perché hanno capito che da noi il futuro è già iniziato, che impareranno a lavorare con strumenti e modalità modernissime. All'ultimo concorso per anestesisti, ad esempio, erano un centinaio. Un successo incredibile. E attireremo sempre più eccellenze, ne sono convinto.
Ci sarà almeno un difetto?
Quello che vedo io è questo: essendo un cambiamento radicale, qualcuno - specie se abituato a lavorare da trent'anni alla stessa maniera - può fare più resistenza.
Fuori dai denti, sono in molti che remano contro?
Remare contro no, manifestare scetticismo sì. Ma lo ripeto: è normale. Sarò sincero: all'inizio avrei firmato se a fronte del 5% di dipendenti contrari, ci fosse stato il 40% di favorevoli e il restante 55% di personale da convincere. Ad oggi devo dire che i contrari a prescindere sono meno del 5% e i favorevoli assai più di quanto sperato all'inizio.
È vero che il primario del Pronto Soccorso è stato mandato a Cantù perché ha manifestato alcune criticità per lui gravi, criticandola davanti a tutti?
Assolutamente no. Guardi, io avrò molti difetti, ma non scelgo in base a gusti o simpatie personali, tanto è vero che ho confermato tutto lo staff di direzione del mio predecessore. In occasione del trasferimento tutti i primari hanno detto la loro, trovando ascolto. Il problema nel caso specifico era di riorganizzazione aziendale e insieme abbiamo optato per quella decisione. Se dovessi mandar via tutti quelli che esprimono dissenso starei a lavorare da solo.
Altra malignità da corridoio: è vero che provenendo da Varese ed essendo stato indicato dalla Lega sceglie i medici in base al colore politico?
(Pausa, si guarda le mani, silenzio, risponde) Non starò a prendermela, anche se dovrei, perché è dal primo giorno che mi hanno etichettato e sono stufo ormai di replicare. Alle fanfaronate rispondo con i fatti: lo staff di direzione, come dicevo, così come il direttore amministrativo, sono stati nominati dal mio predecessore e confermati dal sottoscritto. Il direttore sanitario, dottoressa Chiappa, che ho scelto io, arriva da Lecco. E dei sei nuovi primari, quattro arrivano dalla stessa Como, uno da Cantù e uno da Pavia. Non le basta? Prendiamo l'ultimo, proprio il nuovo responsabile del Pronto soccorso, il dottor Bellone, che arriva dal Valduce e non si può certo dire che sia leghista o simpatizzante della maggioranza in Regione. Lo abbiamo scelto per un unico motivo: ci sembrava il migliore. Punto.
Mai ricevuto una telefonata per sponsorizzare un medico da assumere piuttosto che un altro?
Sì, una. Una persona che conosco mi disse: se devi scegliere, guarda Tizio con attenzione, perch'è una brava persona.
E lei?
Abbiamo scelto un altro.
Torniamo al nuovo ospedale. Secondo lei l'affidabilità della struttura c'è, ma all'esterno i problemi rimangono.
Diciamo così: ci sono delle domande le cui risposte arriveranno solamente allorché l'ospedale sarà in funzione.
Si riferisce alla viabilità.
Sì, anche a quella. Gli enti competenti hanno fatto le loro previsioni, ora bisognerà attendere il passaggio dalla teoria alla pratica. Quante auto passeranno da lì, si creeranno intoppi, code? Lo scopriremo con il tempo e dovremo esser pronti a proporre dei correttivi. Lo stesso vale per i parcheggi.
Che sono pochi. Potevate pensarci prima.
Non torniamo sulla polemica. È questione di punti di vista. Allo stato attuale le norme sono state rispettate e il progettista sostiene che i posti auto sono più che sufficienti. Personalmente ritengo che ne occorrano di più, ma si saprà chi ha ragione soltanto fra tre o quattro mesi, quando andremo a regime. Nel caso, abbiamo ipotesi per porvi rimedio.
Non c'è la palazzina degli uffici.
Un altro falso problema.
In che senso?
Nel senso che agli utenti non importerà nulla se gli uffici che si occupano delle busta paga dei dipendenti saranno nella nuova sede o in quella vecchia. La decisione di aspettare a realizzarla è solo mia e l'ho fatto perché proprio preferisco aspettare qualche mese e decidere in base alla realtà e non alla teoria. I soldi della Regione ci sono e la nostra è soltanto prudenza, per evitare decisioni affrettate. Ma ripeto: per gli utenti del Sant'Anna non cambierà una virgola.
L'elisoccorso però non potrà atterrare e il ritardo inciderà anche su questo.
È vero, ma qualche settimana di ritardo credo sia ragionevole se ci permetterà di non sbagliare scelta.
Possibile che sia un ospedale perfetto?
Ho detto che non esistono problemi strutturali. Quelli che abbiamo individuato sono stati risolti durante la stessa costruzione, grazie alla disponibilità di Regione e Infrastruture Lombarde.
Un esempio?
Le sale di sterilizzazione. Nel progetto iniziale erano numerose e di piccole dimensioni, noi abbiamo reputato fosse meglio averne una sola, centrale. Siamo andanti in Regione, abbiamo ottenuto altri due milioni e mezzo e l'abbiamo realizzata.
Dove sarà il suo ufficio?
Al primo piano. Con vista parcheggio.
Meglio, così potrà controllare di persona se servono più posti o bastano.
No, perché l'unica cosa che si vede da lì è il muro. Ma l'importante sono i pazienti e per loro hanno riservato il meglio.
È vero che non ci saranno sale visita?
Sì che ci saranno, ci mancherebbe altro! Non so più come dirlo: per i pazienti l'ospedale sarà un gioiello. All'apertura mancano due giorni, poi tutti potranno vedere e giudicarlo.
È fiducioso?
Certo. Non potrei non esserlo. Ma il prossimo mese sarà delicato, vorrei che l'intera città volesse bene al proprio ospedale, del cui autentico valore ci accorgeremo fra tre, quattro anni, quando tutte le potenzialità innovative saranno entrate a regime e saremo ai primi posti in Europa, non solo in Italia.
Giorgio Bardaglio

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