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Mercoledì 29 Settembre 2010
Marco, l'allenatore di Cavallasca
"I suoi ragazzi lo adoravano"
Un amico ricorda D'Orazio come tecnico del settore giovanile di calcio, stroncato a 42 anni dalla leucemia.
E' trascorsa una settimana della morte di Marco D'Orazio, 42 anni, di Cavallasca, stroncato da una leucemia fulminante, ma al nostro giornale continuano a giungere attestati di stima per una persona che si è fatta apprezzare per le sue doti umane ma anche per quelle professionali e sportive.
«Marco era un allenatore psicologo - racconta Giuseppe Crisafulli, talent scout residente in Ticino e amico di D'Orazio - sapeva trasmettere ai ragazzi le sue grandi conoscenze tecniche in modo intelligente. Rispettava i giocatori e sapeva farsi rispettare, questo era il suo segreto».
Cavallasca, Ardisci e Spera, Calcio Como e, per ultima Pro Sesto, erano le squadre in cui D'Orazio ha allenato sempre nel settore giovanile dopo che da calciatore aveva attaccato le scarpette al chiodo. «So che aveva giocato con un giocatore che aveva poi avuto una ribalta professionistica come Moreno Torricelli e conosceva bene Simone Boldini. Con quest'ultimo avrebbe potuto anche lavorare al Lugano, quando mister Boldini era l'allenatore dei ticinesi: ricordo infatti quando, una volta concluso il suo rapporto con il Calcio Como, D'Orazio sembrava che avesse trovato un accordo con la squadra ticinese per curare il settore giovanile ma poi non se ne fece nulla e non so il perché».
Fra i tanti giocatori che sono stati allenati da D'Orazio, ce n'è uno che ha raggiunto il professionismo e che proprio nei giorni scorsi è stato al centro delle polemiche in quanto aggredito da alcuni tifosi teppisti ad Alessandria. «Il portiere Eugenio Lamanna - prosegue Crisafulli - faceva parte di un gruppo di giovani molto promettente che Marco aveva a disposizione all'Ardisci e Spera e che poi in parte portò al Como. Fra questi, quello che ha avuto il maggior successo è Lamanna, di Lurate Caccivio, che dopo aver vestito la maglia azzurra dei lariani ora è il portiere del Gubbio, in Lega Pro».
Giuseppe Crisafulli conclude il suo ragionamento con una due accenni che lasciano spazio alla tristezza: «Marco se n'è andato troppo presto soprattutto per la sua famiglia, alla moglie Sara e ai tre figli ai quali era legatissimo, ma ha lasciato un vuoto anche in tanti ragazzi che allenava e ai quali avrebbe continuato a trasmettere le sue conoscenze. L'unico rammarico, il fatto che Marco non abbia mai allenato una juniores di qualche squadra professionistica: aveva tutte le doti tecniche per farlo ma lui era un puro e in questo mondo bisogna anche sapersi vendere o scendere a compromessi, e lui non lo avrebbe mai fatto».
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