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Domenica 10 Ottobre 2010
Lettera ai familiari di Marisol:
"Anche noi distrutti dal dolore"
Scrive il padre del ragazzo che guidava l'auto contro la quale è finita Soraya, la mamma di Marisol: "Ci scusiamo per la tragedia fin dalla prima notte. Anche la nostra famiglia è a pezzi"
Ecco cosa aveva detto Salvatore Lunetta il giorno delle dimissioni dall'ospedale:«Non abbiamo ricevuto una lettera di scuse e nemmeno le condoglianze dalla famiglia del ragazzo alla guida dell'auto che ha centrato quella su cui viaggiavano mio figlio e la sua famiglia. Ha rovinato tre famiglie e non ci ha mai contattato. Siamo molto arrabbiati». La risposta è arrivata ieri (la trovate pubblicata per intero qui accanto): «Credo di dover dire basta con le notizie o le dichiarazioni rilasciate dai signori Lunetta», spiega il padre del ragazzo, che nell'incidente riportò un violento trauma toracico e la frattura del setto nasale. Il signor Falchi ricorda quella notte, la notte stessa del tragico incidente, quando al pronto soccorso dell'ospedale, con la piccola Marisol venuta al mondo grazie al lavoro sorprendente della dottoressa Francesca Gatti, lui e i suoi familiari avvicinarono la famiglia Lunetta, proprio per formulare le proprie scuse. Fu una notte terribile, e le scuse valsero a poco, anzi: Ugo Falchi ricorda quelle che lui stesso definisce «comprensibili minacce», ma rifiuta l'etichetta di carnefice che rifiuta le scuse. Insomma, dichiarazioni ritenute ingiuste, che non aiutano a rasserenare il clima neppure oggi dopo le dimissioni dall'ospedale della bambina, sorprendentemente ripresasi. «L'incidente - ricorda ancora il padre di Fabio - non ha rovinato tre famiglie ma quattro». I genitori del ragazzo avevano parlato anche la settimana successiva all'incidente, dettando poche battute a La Provincia attraverso l'avvocato che li assiste: «Siamo addolorati, ci dispiace per quel che è successo. Ma non è solo la famiglia della bambina a essere distrutta. Anche la nostra famiglia è distrutta. Due famiglie disperate. E altro, io e mia moglie, non ci sentiamo di dire». Oggi Ugo Falchi torna su quello stesso pensiero: «L'incidente - scrive - non ha rovinato tre famiglie ma quattro».
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