Quattro ribelli del Pdl
"Sfiducia a Bruni"

«A oggi noi votiamo la mozione della minoranza. Poi, fino al momento della discussione, possono esserci cambiamenti. Una cosa è certa: non voteremo un documento a sostegno di Bruni». A uscire allo scoperto è Pasquale Buono, vicecapogruppo del Pdl,

COMO «A oggi noi votiamo la mozione della minoranza. Poi, fino al momento della discussione, possono esserci cambiamenti. Una cosa è certa: non voteremo un documento a sostegno di Bruni». A uscire allo scoperto è Pasquale Buono, vicecapogruppo del Pdl, che rappresenta anche il presidente del consiglio Mario Pastore, Arturo Arcellaschi e Piercarlo Frigerio. I quattro consiglieri stanno lavorando per formare un gruppo autonomo, sulla scia di quanto fatto in amministrazione provinciale da sei consiglieri e 3 assessori del Pdl. Con una differenza sostanziale: a Villa Saporiti i componenti del nuovo gruppo "Autonomia Comasca" hanno espresso la volontà di sostenere il presidente Leonardo Carioni, mentre a Palazzo Cernezzi la situazione è diametralmente opposta. La mozione di sfiducia al sindaco Stefano Bruni  verrà discussa dal consiglio l'8 novembre e, per essere approvata (che significa l'addio a Bruni e nuove elezioni) servono 21 voti. E se si votasse oggi, i 21 voti ci sarebbero e il Bruni bis sarebbe concluso. Voteranno per mandare a casa il sindaco i 16 firmatari della mozione (15 di opposizione più Luigi Bottone di "Liberi per Como") a cui si aggiunge Emanuele Lionetti (collega di Bottone) e i quattro ribelli del Pdl (su 20). Significa esattamente 21 voti. Senza nemmeno bisogno dei 2 leghisti che giovedì sera avevano scritto tramite il segretario cittadino Walter Brisotto al segretario nazionale Giancarlo Giorgetti e al commissario provinciale Leonardo Carioni per chiedere il via libera a sfiduciare il primo cittadino («La cittadinanza - è una parte della lettera - è manifestamente" incazzata" con il sindaco e chi lo sostiene»). I vertici del Carroccio, però, hanno chiarito ieri che «l'indicazione che abbiamo a livello di segreteria nazionale è quello di non fare cadere le amministrazioni del Pdl» non dando quindi alcun via libera alla spallata.
Gisella Roncoroni

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