Inverigo, allarme per gli affreschi
nella chiesa di S.Andrea al Navello

Gli affreschi stanno scomparendo inghiottiti dal degrado. Questione che le associazioni ambientaliste locali avevano già segnalato e che il consigliere di Uniti per Inverigo Mario Canzi ha sollevato. E il sindaco Alberto Bartesaghi e la giunta vogliono un incontro con la proprietà per la salvaguardia della chiesa

INVERIGO La solitudine, il maltempo, l'umidità. E ospiti sgraditi che non se ne sono mai andati a mani vuote. La chiesetta di Sant'Andrea al Navello ne ha viste parecchie, forse troppe. E adesso si lancia un grido d'allarme prima che da vedere non ci sia più nulla. Ovvero prima che gli affreschi che si trovano al suo interno – quelli che restano – non scompaiano del tutto inghiottiti dal degrado. Questione che le associazioni ambientaliste locali avevano già segnalato e che il consigliere di Uniti per Inverigo Mario Canzi ha sollevato chiedendo una mobilitazione in tal senso da parte del Comune. Una proposta che il sindaco Alberto Bartesaghi e la maggioranza tutta hanno accolto, tanto che ora verrà prodotto un ordine del giorno da inserire nella prossima seduta del consiglio comunale. Scopo, dare mandato al primo cittadino di rivolgersi agli interlocutori di competenza, quindi la proprietà, per domandare la messa in sicurezza degli affreschi.
Affreschi che ricoprono l'intero interno del piccolo oratorio, che si trova nell'area ex Victoy, voluto nel 1599 da Andrea Ciocca, patrizio milanese di natali non nobili ma cospicui capitali, per affiancarlo alla propria dimora di villeggiatura. La costruzione comincerà nel 1606 e la consacrazione avverrà l'anno seguente. Nel 1977, il 30 di novembre, la chiusura al pubblico. La chiusura prolungata e l'umidità, però, da tempo attentano agli affreschi, e già durante le visite avvenute negli ultimi anni appariva evidente come l'umidità di risalita stesse masticando implacabile le lesene. Il confronto tra lo stato di conservazione nel 2000 e quello attuale è assolutamente impietoso e fotografa la gravità della situazione. Dentro la chiesetta si ammira infatti una vera e propria biblia pauperum dipinta sulle pareti, sulla volta a botte, sulla controfacciata, per raccontare attraverso le immagini dei santi, dei misteri del rosario, dell'Annunciazione, le vicende bibliche. Esempio poco conosciuto e prezioso di quella sovrabbondanza dettata dall'horror vacui, la paura degli spazi vuoti, che percorse il barocco. Corredo di pregio artistico notevole, visto che questi affreschi sono stati  attribuiti al Morazzone, al Procaccini, ai Fiammenghini, i fratelli Giovanni Battista e Giovanni Mauro Della Rovere. Ma oggi compaiono larghe chiazze di cemento al posto dei colori, che sfigurano volti e corpi.

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