Ca' d'Industria dal giudice
Scarano chiede il reintegro

Il destino di Davide Scarano è nella mani del giudice del tribunale del Lavoro di Como Beniamino Fargnoli. Il magistrato affronta oggi il ricorso d'urgenza presentato da Fulvio Anzaldo, l'avvocato del dipendente di Ca' d'Industria sospeso dal servizio in seguito all'indagine per diffamazione e istigazione a delinquere che lo riguarda

COMO Il destino di Davide Scarano è nella mani del giudice del tribunale del Lavoro di Como Beniamino Fargnoli. Il magistrato affronta oggi il ricorso d'urgenza presentato da Fulvio Anzaldo, l'avvocato del dipendente di Ca' d'Industria sospeso dal servizio in seguito all'indagine per diffamazione e istigazione a delinquere che lo riguarda. Secondo i sindacati, sia nel caso di Scarano - il solo in discussione oggi - sia in quello delle due cuoche coinvolte nell'altra indagine (quella relativa al presunto sabotaggio), la sospensione decisa dal cda sarebbe illegittima. La legge consente provvedimenti cautelari di questo tipo soltanto nei casi di rinvio a giudizio mentre per Davide Scarano siamo ancora alla fase precedente, quella della chiusura dell'indagine preliminare. Difficile, comunque, svolgere previsioni sulla giornata odierna: il giudice potrebbe anche chiedere altro tempo, così come non è escluso che le parti raggiungano un accordo. Sul caso è tornato ieri il consigliere comunale Marcello Iantorno (Pd), presidente della commissione speciale istituita per affrontare i nodi legati alla nuova gestione di Ca' d'Industria: «Ho chiesto al sindaco Bruni di invitare il presidente Pellegrino e gli altri membri da lui nominati nel consiglio di amministrazione di far rientrare in servizio i tre dipendenti da tempo sospesi dal lavoro - ha detto Iantorno -. La sospensione non pare più giustificata nei confronti delle due donne addette alle cucine e neppure nei confronti di Scarano».
Nessuna novità, infine, sul fronte dell'inchiesta per diffamazione e false dichiarazioni al pm aperta nei confronti di un altro consigliere comunale, Donato Supino, accusato di essere l'autore e del resto se n'era anche assunto pubblicamente la paternità) del celebre poster della mostra di Rubens adattato per la bisogna, con lo slogan «Se Rubens la Cà d'Industria». Supino attende sviluppi, e con lui tutti i fautori della libertà di critica e pensiero.

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