Piove ormai da due mesi e mezzo
Eppure il lago non finisce in piazza

Piove ormai da due mesi e mezzo; quest'anno e fino a ieri, il cielo ha già scaricato 800 litri d'acqua per metro quadrato più dell'anno scorso per un totale di 2.250 litri contro 1.440, come dicono le tabelle di MeteoComo. Eppure, il lago non esonda.

COMO - Piove ormai da due mesi e mezzo; quest'anno e fino a ieri, il cielo ha già scaricato 800 litri d'acqua per metro quadrato più dell'anno scorso per un totale di 2.250 litri contro 1.440, come dicono le tabelle di MeteoComo. Eppure, il lago non esonda. E' tracimato da una settimana all'imbarcadero e in quel punto, il più basso, l'allagamento è pressoché permanente, fra ramaglie, legnetti e cigni, ma il livello è sotto controllo: ieri sera, ha superato i 91 centimetri di altezza, tre in più di domenica, ma il maltempo dovrebbe concedere una tregua e a quote superiori ai 1.500 metri, è neve. Mancano una trentina di centimetri alla soglia di guardia, pari ad almeno 45 milioni di metri cubi di saldo tra l'entrata e l'uscita, quest'ultima leggermente inferiore all'afflusso.
Como sembra in salvo da un'esondazione anche stavolta e per l'ottavo anno consecutivo, a prescindere da qualche episodio di acqua dilagante. Quello che sembra, invece, sempre più sconnesso è il marciapiede lungolago, nella parte non coperta dalle palizzate del cantiere della Sacaim Spa, primo e secondo lotto. I cordoli sono completamente squinternati, uno su e uno giù, uno spezzato e l'altro esausto, cubetti che saltano e sottofondo in crisi di stabilità. Secondo quanto s'è appreso, non dipende dal cantiere, per effetto di scavi e di posa di manufatti o di palancole, né sono in corso pompaggi. Ma dai tigli. O, meglio, dalle radici dei tigli che affondano verso il sottosuolo, trovano l'acqua e perciò le radici salgono verso l'alto,  hanno una forza tale da spingere in su la pavimentazione e da far uscire di sede i cordoli. Più il lago è alto, più è alta la falda, più si alzano le radici e questo fenomeno potrebbe verificarsi anche sul nuovo lungolago: senza interventi sui tigli, fra dieci anni la nuova pavimentazione potrebbe rialzarsi come quella attuale. Per il momento, nessuno pensa di toccare i tigli: i numerosi tecnici che presiedono al cantiere stanno analizzando il fenomeno per prevedere fino a dove può arrivare la forza della natura, se è questa l'ipotesi da perseguire per spiegare  il dissesto. Ai giardini, peraltro, le radici di due piante si sono già saldate insieme e, spingendo all'insù, per non toccare l'acqua, hanno già formato una montagnola: c'è chi ha proposto di accorciare le radici, ma bisogna vedere se l'intervento è possibile dal punto di vista tecnico e se non pregiudica la vita degli alberi. Resta comunque il fatto che da almeno cinque anni, non viene effettuata la manutenzione del marciapiede, in vista del nuovo lungolago. Fra tre anni.
Maria Castelli

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