Il regista vittima dei tagli alla Cultura
si reinventa come cuoco a domicilio

«A Tremonti mi piacerebbe rispondere: la cultura non si mangia, ma nutre». Parla per esperienza, Giuseppe Di Bello, regista teatrale che, a causa delle crisi, si è dovuto reinventare. Oggi fa il cuoco a domicilio.

COMO «A Tremonti mi piacerebbe rispondere: la cultura non si mangia, ma nutre». Parla per esperienza, Giuseppe Di Bello, regista teatrale che, a causa delle crisi e dei tanti che in questi frangenti fanno economia negli stessi settori prescelti dal ministro, si è dovuto reinventare. E ora fa (anche, perché il teatro è una passione che non si abbandona dall'oggi al domani) il cuoco a domicilio.
Pino, così lo chiamano gli amici nonché i numerosi alunni degli istituti comaschi che hanno partecipato ai suoi laboratori, ha 51 anni e due figlie di 11 e 7. Originario di Brindisi, ma approdato sul Lario quando ancora non andava all'asilo, si è diplomato in contrabbasso al Conservatorio e nel 1985 si è unito al Teatro città murata, compagnia comasca che ha contribuito a portare ad alti livelli in campo nazionale e non solo. Nel 2003 ne è uscito per fondare un suo gruppo, Anfiteatro. Allo spettacolo e alla ricerca (Di Bello ha, tra le altre cose, portato sul palco del Sociale la storia della Ticosa) ha sempre affiancato i corsi nelle scuole. «Ma oggi - dice - le scuole tagliano, tagliano, tagliano... È l'effetto della crisi economica, ma anche di una sorta di deriva culturale». Quella che spinge a sacrificare in primis l'istruzione e la cultura, come se fossero superflue. «Quest'anno è stato soppresso pure un laboratorio storico di teatro, quello che tenevo al liceo classico "Volta" da 17 anni - riferisce Di Bello - e che era diventato un luogo di eccellenza, come dimostrano i riconoscimenti ottenuti fuori regione».
In situazioni del genere si possono fare due cose: abbattersi o reinventarsi. Lui ha optato per la seconda. Da regista a cuoco a domicilio: quale lagame, a parte l'originalità? «La cucina è un'antica passione - racconta Di Bello -. Una grande cuoca, mia madre, mi ha tramandato il sapere e l'entusiasmo. Che mi sono tornati utili a partire dai 17-18 anni, quando si andava in vacanza in 30 e c'erano due possibilità: o lavavi i piatti o cucinavi. Io ero diventato il cuoco ufficiale del mio gruppo. In seguito mi è capitato di essere chiamato per cucinare ai matrimoni». Le sue specialità? «La cucina italiana, soprattutto quella pugliese. Ma mi piace reinterpretare anche le tradizioni lariane: per esempio, trovare delle salse particolari per riassaporare i missoltini».
Da un mese, «per far fronte alla crisi inarrestabile», la passione per la cucina è diventata un secondo lavoro. Domani il cuoco a domicilio si sottoporrà al giudizio del pubblico: è stato invitato, infatti, a occuparsi del rinfresco (anzi, "rincaldo") che alle 19 accompagna un happening di arte e musica nel Cortile 105 (allo stesso numero civico di viale Lecco), con ingresso libero. Il weekend riproporrà anche il Di Bello regista: sabato alle 21 al Teatro Cristallo della parrocchia di Breccia con il suo «Pinocchio». Per saperne di più, inviare una mail a [email protected].
Pietro Berra

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