Botte e urla e la violenza dell'orco
Seicento vittime in pochi mesi

Da gennaio 2009 al giugno scorso segnalati oltre mille episodi di maltrattamento. Ma sul Lario l'unione fa la forza: polizia e volontari insieme per difendere le donne

COMO Dentro le mure di casa può nascondersi un orco e nell'ultimo anno e mezzo almeno seicento donne in provincia di Como l'hanno conosciuto.
«Mi picchiava con l'asciugamano bagnato per non lasciar traccia. E stava sempre attento a non colpirmi in faccia, così che potessi uscire e nessuno vedesse, nessuno sapesse»: è la testimonianza di una donna in tribunale, parte lesa in un processo per maltrattamenti in famiglia. Sul banco degli accusati, suo marito, il padre dei suoi figli, l'uomo con il quale aveva scambiato, dieci anni prima, una promessa d'amore eterno. Uno dei tanti che alza le mani e che abbassa la moglie, la compagna, la madre dei propri figli al ruolo di cosa da distruggere.
«Perse il lavoro e diventò cattivo. Non sapeva dirmi altro che mi avrebbe bruciata viva, prima o poi e intanto mi picchiava, mi colpiva con qualsiasi oggetto gli capitasse tra le mani»: è silenzio, nell'aula del tribunale dove risuona il dramma di una 45enne dagli occhi neri e dalle mani rosse di fatica. «Sono riuscita a separarmi - dice - ma poiché lui non è in grado di badare a se stesso, vive in un bugigattolo senza luce, i figli ed io andiamo a portargli da mangiare. Non l'ho perdonato, ma mi fa compassione». E il pubblico ministero, Vanessa Ragazzi, nella requisitoria in cui chiede otto mesi di reclusione per l'uomo, specifica: «Il maltrattamento non consiste solo nella violenza fisica, ma in un costante atteggiamento di spregio morale nei confronti di un altro soggetto». Ed è la quarta requisitoria sullo stesso tono di una sola mattina: sempre più casi di maltrattamenti in famiglia approdano in tribunale perché sempre più donne trovano la forza di parlare e di chiedere aiuto.
L'altro giorno, è stata celebrata in tutto il mondo la giornata contro la violenza sulle donne e nella raffica di parole, di comunicati di circostanza e di pensose analisi con promesse di iniziative, Como si è rivelata in contro tendenza. Ha già fatto una cosa concreta ed importante: l'ha illustrata al Soroptimist la dottoressa Ilaria Maria Serpi, vice questore aggiunto della Polizia di Stato con una relazione dal titolo: «Violenza sommersa nel comasco. Opportunità per cambiare». Nel marzo del 2009, a Como, è stato sottoscritto un protocollo d'intesa per promuovere strategie condivise ed azioni integrate per la prevenzione e il contrasto della violenza contro le donne. Significa che s'è formata una squadra operativa composta dall'Associazione Telefono Donna, dalle Aziende Ospedaliere del territorio, dalle Caritas diocesane di Como e di Milano, dalla Prefettura, dall'Amministrazione provinciale, dai Comuni di Como e di Cantù, dalla Questura, dal Comando provinciale dei Carabinieri, dal servizi sociali del territorio, dall'ufficio scolastico. I dati del periodo tra il primo gennaio 2009 e il 30 giugno 2010, illustrati dalla dottoressa Serpi, sono impressionanti davvero: 600 donne maltrattate per 1050 episodi diversi, in alcuni casi. Ben 643 schede raccolte in applicazione del protocollo, sfociate in 77 denunce per maltrattamenti in famiglia, 33 per violenze sessuali, 32 per atti persecutori e 47 per violazioni degli obblighi di assistenza familiare. Le tipologie di maltrattamenti: 9% di tipo economico, 48% fisico, 32% psicologico, 3% sessuale, 7% stalking. E sono 373 le donne tra i 28 e i 47 anni che hanno segnalato situazioni di maltrattamento.  Nel 97% dei casi, il responsabile ha un legame affettivo con la vittima. Malato.
Maria Castelli

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