Arrighi scrive un libro sul carcere
E il Comune finisce nella bufera

Alberto Arrighi ha scritto un libro con il suo compagno di carcere Carlo Avallone e con la responsabile del centro stampa del Bassone, Patrizia Colombo. Il comune di Como dà il patrocinio alla presentazione, mercoledì 9 dicembre, in biblioteca. Restano allibiti i parenti di Giacomo Brambilla - ucciso da Arrighi, decapitato, il corpo da una parte la testa in un forno per far sparire le prove.

COMO - Alberto Arrighi ha scritto un libro con il suo compagno di carcere Carlo Avallone e con la responsabile del centro stampa del Bassone, Patrizia Colombo. Il comune di Como dà il patrocinio alla presentazione, mercoledì 9 dicembre, in biblioteca. Restano allibiti i parenti di Giacomo Brambilla - ucciso da Arrighi, decapitato, il corpo da una parte la testa in un forno per far sparire le prove.
Il perché del libro «Liberi in carcere, l'incontro nell'incontro», edizione Itaca, specializzata in testi a tema religioso, lo racconta nella prefazione Giorgio Vittadini, professore universitario di Statistica e tra i fondatori della Compagnia delle Opere:«Dopo una vita spesa per la famiglia e il lavoro, Arrighi affronta una difficile situazione che lo porterà alla reclusione al Bassone. È qui che, nonostante il regime di detenzione, ritrova la fede. Questo fatto sta dando nuova linfa alla sua vita».
La moglie di Brambilla, Domenica Marzorati, si è sentita ferita e ha affidato un commento ai suoi legali Anna Maria Restuccia e Fabio Gualdi:«Di fronte al plauso e al rilievo che viene dato ad Arrighi la famiglia della vittima è attonita. Riteniamo che all'autore del delitto nessuno spazio dovrebbe essere concesso, non fosse altro che per le modalità efferate con cui è stato compiuto il delitto. È un'iniziativa che prova il forte decadimento di valori all'interno della città. Avremmo valutato altre iniziative, in fase di esecuzione della condanna e nel rispetto di quello che è il senso rieducativo della stessa  pena, ma non ora, in una fase cautelare».
«Ci chiediamo quale sia il senso civico di questa iniziativa, in quale modo e in quale misura sia diretta all'ordine e all'equilibrio della comunità», ripetono i legali della vedova:«La presentazione del libro - aggiunge l'avvocato Restuccia - è celebrativa ed è oltremodo fuori luogo. Non mi pare che questo signore nella sua vita civile abbia fatto qualcosa di rilevante. È anche di cattivo esempio per le giovani generazioni». Il sindaco Stefano Bruni taglia corto:«Arrighi resta sempre una persona. Ci hanno chiesto il patrocinio l'abbiamo concesso». Patrocinio che era stato negato per un incontro sulla legalità all'ex magistrato della procura di Milano Gherardo Colombo. «Non è un libro di Arrighi o su Arrighi - precisa invece Patrizia Colombo, coautrice, responsabile della cooperativa Homo faber -. Io sono sposata e ho cinque figli, non giusifico e non condanno quello che hanno fatto Arrighi o Avallone o gli altri detenuti. Ma questo libro parla della nostra giornata, che inizia con l'Angelus e con la forza delle fede che può spingere chiunque ad alzare la testa. Per questo non c'è niente di strano nel patrocinio del Comune».
Chiude l'avvocato Ivan Colciago, difensore di Arrighi: «Mi occupo soltanto delle questioni processuali. Quelle extraprocessuali le lascio agli avvocati di Giacomo Brambilla, che sono molto più bravi di me ad affrontarle».
Anna Savini

© RIPRODUZIONE RISERVATA