Fresu e Gaia Cuatro
per i ''Lampi'' 2010

Monza - “Una musica senza confini.” E' quello che, a detta di Paolo Fresu, si devono aspettare gli spettatori di Lampi venerdì sera al primo spettacolo della stagione 2010/2011. Sul palco del Teatro Villoresi (piazza Carrobiolo, alle 21) la tromba di Paolo Fresu accompagnerà eccezionalmente una delle più apprezzate formazioni degli ultimi anni: i Gaia Cuatro. Abbiamo incontrato Paolo Fresu e Carlos “el Tero” Buschini, bassista dei Gaia Cuatro per capire un po' meglio cosa proporranno domani sera.

Fresu, come ha conosciuto i Gaia Cuatro?
E' successo tutto grazie ad “Udin"  il penultimo disco dei Gaia Cuatro che l'amico Carlos “el tero” Buschini mi ha inviato. Mi ha colpito l'insieme dei suoni, somma delle personalità dei singoli, e la capacità di metabolizzare le diverse culture musicali per farle diventare un unico strumento comunicativo.

Come definirebbe oggi questo gruppo misto Argentino e Giapponese?
Gaia Cuatro è un vero gruppo contemporaneo. Perché attraversa i continenti e li unisce con un filo sottile ma robusto che si dipana, dall'Argentina al Giappone passando per l'Italia e la Francia, in un gioco musicale che è coerente, coraggioso ed innovativo. La loro musica non è più tango e non è più musica di sapore continentale. Diviene una ricca tavolozza timbrica di colori inusuali che si legano straordinariamente bene e che raccontano ed incarnano il vero senso della contemporaneità odierna che è culturale e geografica.

Buschini, si legge spesso che la musica dei Gaia Cuatro miscela tradizione argentina e orientale. Ma, a parte le ovvie competenze improvvisative, c'è davvero qualcosa che dal punto di vista strutturale permette un incontro facilitato tra quelle tradizioni?
Noi siamo musicisti contemporanei, per noi la musica non ha frontiere. Vero è che le nostre composizioni subiscono una forte influenza del nostro folklore, considero che la modernità oggi, si poggi sulle nostre radici. Veniamo da due Paesi con una forte cultura popolare, perciò è naturale che ci siano delle tracce di ritmi argentini e di suoni giapponesi. Il bello è che questa miscela tra i nostri suoni e folclori avviene in modo naturale, con molta semplicità e senza forzature.

In due brani di Haruka compare Paolo Fresu. Si è trattata di un'aggiunta voluta, cercata o è avvenuto tutto in modo casuale?
E' casuale che io abbia conosciuto e ascoltato Paolo 20 anni fa con il suo quintetto, su invito dell'allora mio insegnante Attilio Zanchi. Rimasi incantato della musica, ma anche della umanità che c' era in lui e nella sua tromba. E' casuale che dopo qualche anno con Paolo ci siamo ritrovati a Parigi. E' caso che Gaia esista. Prima del 2003 nessuno ci pensava, fino a che per caso ci siamo trovati al Jazz Japan di Parigi. Ma non credo che sia un caso che Gaia abbia chiesto a Paolo di registrare, e certamente non credo che sia un caso che un personaggio dello spessore di Fresu abbia accettato di suonare con noi.
Giusy Taglia

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