Legambiente: "Pgt dal fiato corto
Basta, stop al cemento a Cantù"

La presidente degli ambientalisti Graziella Erba: si è persa un'occasione per dare concretezza all'idea di una città condivisa - Il livello di urbanizzazione del territorio cittadino supera il 47%

CANTU' - Stop al consumo di ulteriore suolo, stop all'edificazione, anche nell'ambito del recupero delle cascine. E poi, largo a una visione dal respiro più ampio, anche e soprattutto in merito alla creazione del parco regionale della Brughiera, progetto che garantirebbe la tutela della cintura verde che abbraccia la parte nord della città molto più di quanto il plis - il parco locale di interesse sovracomunale - possa o potrà fare. Alla prima seduta della commissione urbanistica sul piano di governo del territorio hanno assistito, oltre ai politici, anche i rappresentanti di Legambiente. E l'impressione è stata tutt'altro che buona. Un pgt dal fiato corto, di fronte al quale paradossalmente appare più innovativo il piano regolatore steso nel 1999, il poco lusinghiero commento. Con buona pace dell'assessore Alessandra Tabacco, che ha più volte ribadito come il plis, il famoso parco delle cascine, rappresenti il vero e proprio fiore all'occhiello del piano.
Già nei mesi scorsi il sodalizio ecologista si era espresso con toni critici nei confronti della politica urbanistica adottata in questi anni, in una serata nel corso della quale vennero presentati i dati relativi al consumo di suolo nell'ultimo decennio: a Cantù ormai è urbanizzato oltre il 47% dell'intera superficie comunale, 1.090 ettari di cemento e asfalto, il che significa un incremento del 4,3% in otto anni.
Anche se, secondo Graziella Erba, presidente di Legambiente Cantù, per capire quanto si sia costruito e che sia arrivato il momento di dire basta, sarebbe sufficiente guardarsi in giro.
Giudizio negativo sui contenuti, ma anche sulle modalità di stesura: «Si è persa l'occasione di  coinvolgere i canturini nell'elaborazione di un'idea di città condivisa. E nella mancata definizione di questa idea non abbiamo colto quello che secondo noi avrebbe dovuto essere uno scenario ambientale di grande respiro, ma solo scelte sporadiche e non condivisibili in materia ambientale, al più semplici adempimenti di legge o recepimento di strumenti di pianificazione sovraordinati».
E ulteriore elemento di preoccupazione in tal senso è l'ultimo fronte di scontro politico tra Lega e Partito delle libertà emerso, l'ipotesi avanzata da sponda pidiellina di realizzare una parte del previsto piano d'insediamento produttivo del Lazzaretto in via Cesare Cattaneo, in un'area che risulta invece essere vincolata dai piani provinciali.
Prima scelta non condivisa, quella della creazione del plis delle cascine: «Parco che parco non è - prosegue Erba - né nella forma né tantomeno nella sostanza. Perché quell'area extraurbana di Cantù, di boschi e aree agricole, è solo una parte di un sistema omogeneo di spazi aperti e verdi che circonda ad anello la nostra città, giuridicamente suddivisi fra un consistente numero di Comuni ma che, per importanza strategica, necessitano di un autonomo strumento di pianificazione e di uniche e condivise regole di governo di quello che potremo chiamare, finalmente e propriamente, parco».
Proposta da tempo portata avanti nell'aula consiliare da Lavori in Corso, e infatti Claudio Bizzozero in commissione non ha mancato di interrogare gli estensori in merito a quella che ritiene un'anomalia, ovvero l'istituzione di un parco di interesse sovracomunale da parte di un unico Comune.
Motivo questo per cui Graziella Erba giudica sfavorevolmente i bonus volumetrici concessi per il recupero dei cascinali concessi nel pgt. «Le cascine di maggiore o minore pregio architettonico e ambientale - ha sostenuto - non sono certamente un'eccellenza canturina, ma si trovano quantomeno in tutti i Comuni contermini che, peraltro, non avanzano analoghe pretese. Inoltre se tale è l'interesse per la conservazione di un paesaggio rurale o di una memoria collettiva, che si chieda ai responsabili morali del degrado e dello stato di avanzata fatiscenza di questi immobili il risarcimento alla collettività di questa sottrazione di valori e non si dia loro in premio un aumento volumetrico e il cambio di destinazione d'uso, lasciando liberi, dopo la rimozione delle macerie, quei luoghi. E che ridiventino prati».

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