Sommersa dal cemento
Così finirà la città di Como

Como, maxi colata di cemento in arrivo. I numeri parlano chiaro: sono addirittura 59 i piani attuativi depositati in Comune, per un totale che sfiora i 900mila metri cubi ancora da edificare. Come 150 condomini o una quindicina di quartieri simili alla “Manhattan” di via Cumano a Muggiò

COMO Como, maxi colata di cemento in arrivo. I numeri parlano chiaro: sono addirittura 59 i piani attuativi depositati in Comune, per un totale che sfiora i 900mila metri cubi ancora da edificare. Come 150 condomini o una quindicina di quartieri simili alla “Manhattan” di via Cumano a Muggiò (un quartiere con 4 palazzi da 30 metri e uno alto 26). Tutte volumetrie che il piano regolatore vigente consente di realizzare. In un terzo dei casi, peraltro, potranno spuntare anche prima dell'approvazione del Piano di governo del territorio, che non è ancora stato ultimato e si farà attendere per diversi mesi. Una ventina di piani, infatti, sono stati sbloccati da una recente ordinanza del Tar lombardo, che ha accolto il ricorso di un privato, bocciando la prassi fin qui seguita da Palazzo Cernezzi per gli interventi nelle zone B4 e B5 (aree con impianti produttivi in cui sono consentite riqualificazioni o nuove edificazioni con destinazione residenziale).
Il Tar, nel dettaglio, il 10 settembre scorso ha dato ragione all'Immobiliare Castellini, che si era vista respingere dal Comune la richiesta di approvazione di un piano attuativo, sulla scorta della legge regionale 12. Tale norma prevede, in sintesi, che i piani in variante possono ottenere il via libera solo se adottati dal consiglio comunale (o dalla giunta, tramite una delibera con proposta di adozione) entro il 31 marzo di quest'anno. Ma il Tar ha annullato la circolare regionale che si sofferma su questo aspetto della legge 12 e lo stesso ha fatto con il provvedimento del settore Urbanistica di Palazzo Cernezzi, che parlava di richiesta «non attuabile e improcedibile». L'iter di questi interventi, insomma, può proseguire anche in assenza di Pgt. Il motivo? Simili piani non si configurano come variante urbanistica e non fanno altro che realizzare quanto previsto dal piano regolatore vigente, che sancisce testualmente: «Nelle zone B4 e B5, mediante approvazione di piano attuativo, possono essere realizzati interventi di ristrutturazione edilizia o urbanistica o nuove edificazioni per le destinazioni d'uso previste per le zone B1, B2 e B3 (cioè destinazione residenziale, ndr)». Tradotto: l'iter dei progetti che riguardano le zone B4 può procedere anche in assenza di approvazione entro il 31 marzo. Come dire che la corsa a presentare piani attuativi andata in scena nei mesi scorsi non è stata vana, almeno per questa tipologia di interventi. Sono in tutto una ventina, come detto, da via Pannilani all'ex Binda di Lazzago (un'ipotesi di trasformazione della fabbrica in area residenziale è stata depositata in Comune nel marzo scorso).
Per gli altri piani attuativi approdati negli uffici comunali e con un iter ancora da avviare, bisognerà attendere il Pgt, che non contemplerà il consumo di nuovo suolo ma consentirà - sebbene non sia un passaggio automatico - di “esaurire” quanto previsto dall'attuale piano regolatore. Su un totale di 59 piani, ben 51 riguardano la costruzione di residenze. Stando agli addetti ai lavori, molti operatori si sono fatti avanti prima dell'addio definitivo al Prg nella speranza di conquistare il via libera sulla base delle volumetrie ancora consentite dal vecchio strumento urbanistico. Per far entrare in azione ruspe e gru aspetteranno, invece, un momento più favorevole sul fronte del mercato immobiliare e dell'economia in generale. Il dato certo è che arriverà ancora tanto cemento in città. Novecentomila metri cubi.
Michele Sada

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