A Como un rifugio di clandestini
nell'ex scuola Baden Powell

Giacigli di fortuna e latrine a cielo aperto nell'immobile a due passi dalla città murata, di proprietà del Comune che l'aveva acquistato nel 1970 dalla Diocesi

COMO - Come si suol dire “riceviamo e volentieri pubblichiamo” ma visto che quello che riceviamo fa venire i brividi andiamo anche a controllare di persona. Un'affezionata lettrice, la signora Rosandre Gatti, ci segnala lo stato di degrado in cui versa lo stabile di via Grossi 4, quello che ospita, tra l'altro, la sala della Circoscrizione 5. Basta sbagliare una porta e...
«Cosa non ho visto! - scrive - Materassi accatastati lungo le pareti, altri per terra davano alloggio a poveri diavoli lì accovacciati, un odore nauseabondo». Ma anche avvicinandosi alla sede della circoscrizione la situazione è pessima: cassette postali letteralmente sommerse dal guano di piccione che è davvero ovunque. «Altro che Ticosa: lì è pieno centro e nessuno se ne prende cura», conclude la lettera. Una situazione davvero incresciosa, di cui La Provincia aveva già dato testimonianza in passato e ora dobbiamo constatare che non è cambiato nulla, anzi, giorno dopo giorno, anno dopo anno, peggiora. Proprio in quel cortile ci sono due oasi: una è il centro «Il filtro» dell'Arca di don Aldo Fortunato che incontriamo nel cortile. Con la gentilezza che da sempre lo contraddistingue non può che limitarsi a constatare il degrado: «Evidentemente non ci sono i soldi per pulire e mettere a posto. Io ero tentato di chiedere ai miei ragazzi ma a che scopo? In pochi giorni tutto torna come prima». Entrando in quell'ufficio sembra di essere trasportati altrove: lì regnano la pulizia e l'igiene. Tutto è stato messo a posto l'anno scorso, è stato addirittura ricavato un piccolo ma delizioso auditorium che don Fortunato intende offrire ai giovani musicisti. L'altra isola felice è lo studio del pittore Bruno Saba, che ha dovuto mettere dei giornali all'ingresso per coprire il guano.
«Questa era la sede dell'associazione Italia - Urss, adesso l'abbiamo rimessa a posto, abbiamo fatto tutto noi perché il Comune non fa nulla, nemmeno pulisce». E l'artista ci fa da cicerone all'interno di questo immenso spazio che oltre alla circoscrizione e a questi due studi ospita ancora l'associazione Radioamatori, Como ‘90 mentre la Filarmonica Volta, l'archivio dell'Autunno musicale e, soprattutto, la scuola Baden - Powell non ci sono più.
Quest'ultima aveva lasciato le aule all'Eda che dava lezioni di informatica, insegnava l'italiano agli stranieri. Poi lo stabile è stato giudicato pericolante, quindi instabile, ed è stato sgomberato. Sono rimasti solo gli stranieri che, come riscontrato dalla signora Gatti, si arrangiano come possono. In un secondo cortile troviamo una “lavanderia a cielo aperto”: i panni sporchi si lavano (è una parola grossa) utilizzando l'acqua di un idrante che perde mentre un grande cespuglio è stato trasformato nella latrina comune. Alle finestre sono state messe inferriate per impedire che le palazzine vengano occupate così come è successo con la scala che portava ai condomini. «Ci abita ancora qualcuno - racconta Saba - ma per la maggior parte è tutto abbandonato. Palazzo Cernezzi ha acquistato dal vescovado nel 1970, pagando anche una bella cifra che oggi si è sicuramente moltiplicata»: in effetti basta guardare la posizione e cercare di calcolare l'incalcolabile cubatura per intuirne il valore astronomico. «Era stato fatto un progetto, secondo me anche molto bello - conclude il pittore - ma poi non è stato realizzato nulla. Adesso sembra un carcere». In più c'è anche il vincolo delle Belle arti perché si tratta di una struttura di pregio, non fosse lasciata andare totalmente allo sbando nell'indifferenza generale, nella costernazione di chi ci vive, di chi ci lavora e anche di chi si trova a constatarne il degrado, come la nostra lettrice.
Alessio Brunialti

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