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Sabato 01 Gennaio 2011
Voglio portare la grande danza
sul palcoscenico della mia città
La comasca Daniela Lanzetti domenica 2 gennaio a Chiasso con il Balletto di Stoccarda
E' un po' anche “made in Como” lo spettacolo sulle punte che vedremo domenica 2 gennaio, alle 17, al Cinema teatro di Chiasso. Nel cast dello Stuttgart Ballet, che sarà in scena con un programma che mescola classico e contemporaneo, c'è anche la bella e brava Daniela Lanzetti, ventinove anni ancora da compiere, nata a Cantù e da otto anni “migrata”, per amore della danza, in terra tedesca. A lei, che si racconta volentieri, chiediamo anticipazioni sullo spettacolo, che vedrà protagonisti nove solisti, e qualche “segreto” della sua vita sulle punte.
Daniela, che tipo di prova proponete al pubblico?
Vedrete una sorta di gala, un collage di coreografie più classiche e famosissime, come passi da “Il Lago dei Cigni”, “Giselle”, “Don Chisciotte” e “La Bella Addormentata”, che danno il sapore della festa. A queste si mescolano passi di danza “neoclassica” contemporanea che sorprenderanno sia il pubblico già esperto, sia coloro che non hanno profonda dimestichezza con la danza. Io, ad esempio, danzerò, con Alexander Jones in “Come neve al sole”, su musica di Schindler e coreografia di Rolando D'Alesi. Il programma comprende poi l'assolo Le Bourgeois di grande impatto e altre sorprese.
Insomma, sarà una “vetrina” per mostrare tutte le potenzialità della danza…
Questo è più o meno l'intento. Io sono contenta di arrivare con lo Stuttgart Ballet a Chiasso che è così vicino a Como. Sogno da sempre di poter portare la nostra danza nel Comasco, magari nel festival estivo organizzato dal teatro Sociale di Como. Spero che questo mio appello venga ascoltato perché sarebbe bellissimo danzare “a casa”.
In effetti, lei ha dovuto lasciare l'Italia per seguire il suo sogno. Quando è cominciato il suo “viaggio”?
Ho cominciato a quattro anni, con il maestro Dario Brigo, poi la passione per la danza mi portò, a dieci anni, a tentare il provino per la Scuola della Scala e a vincerlo. Seguirono otto anni di grande impegno e dedizione, dopo di chè , dopo stages, perfezionamenti e specializzazioni, scelsi Stoccarda tra diverse possiblità. Sono in questa compagnia da otto anni e ho potuto viaggiare in tutto il mondo e lavorare con coreografi di altissimo livello. Si fanno tanti sacrifici ma ne vale la pena.
Nostalgia di casa?
Certamente. Mi commuovo sempre quando penso ai miei genitori e a mio fratello che posso vedere poche volte all'anno e poi mi manca spesso quel caos che è solo nostro, così italiano… In dialetto comasco direi quell'atteggiamento da “traa là”, alla lunga, difficile da gestire ma a piccole dosi una medicina salutare.
Quale ruolo resta il suo sogno nel cassetto?
Se potessi scegliere, credo che vorrei il meraviglioso ruolo di Clara nello Schiaccianoci. Non solo perché si tratta di un balletto stupendo e celeberrimo ma anche perché è legato ai miei ricordi di bambina nel saggio del primo anno alla scuola della Scala. Un'emozione unica, anche se allora danzavo in un ruolo secondario. Mi piacerebbe riviverla da protagonista.
Lei danza in un panorama internazionale. Come giudica il poco amore degli italiani per la danza?
E' questione di poca conoscenza. Credo che solo facendo conoscere la qualità si potranno cambiare le cose. Io non amo il calcio ma certamente mi apopassiono davanti alla qualità delle partite ai mondiali. Lo stesso accadrebbe se i giovani potessero conoscere le eccellenze della danza.
Sara Cerrato
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