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Lunedì 17 Gennaio 2011
Corsa alla social card
La ottengono in mille
Trecento gli esclusi a Como. Più di un milione e 200.000 euro, un importo biennale fatto di briciole da 40 euro l'una, ma anche una montagna di sabbia è fatta di granelli: è la stima della spesa effettuata con la «tessera del pane», entrata a regime nel gennaio di due anni fa
L'Inps di Como esamina una decina di domande dubbie al mese: è l'Inps nazionale che gestisce le ricariche; nelle sedi provinciali pervengono le richieste da approfondire.
E due anni fa come adesso la Social Card era nella bufera: due su tre sostenevano che si trattava di un flop o di un «effetto annuncio» del Governo. «Meglio di niente», affermava uno su tre.
«Di fatto, ha portato una boccata d'ossigeno: aumenta del 10% una pensione da 400 euro al mese», è la considerazione di Alfredo Puglia, Cisl. «Quaranta euro al mese? Pochi - riflette Renato Quadroni, Cgil - ma sono pur sempre qualcosa di più per chi non ha niente». Entrambi sono a contatto tutti i giorni con pensionati al minimo, famiglie in crescente difficoltà, persone per le quali un euro e 33 centesimi al giorno da spendere con la Social Card fanno 450 euro l'anno. L'operazione porta a dire che il Governo ha erogato agli incapienti comaschi più di un milione e 200mila euro. Tessera del pane: il pane è fatto di briciole? «Il problema - dice Quadroni - consiste intanto nelle complicazioni per ottenere qualsiasi cosa. Seguo il lavoro dei nostri Patronati e ogni giorno noto un nuovo adempimento sulla mole già esistente. Secondo: la crisi morde sempre di più. Sta emergendo, per esempio e in modo grave, il problema della casa. L'85% dei comaschi è proprietario di casa, ma nel 15% che non lo è, si profilano situazioni drammatiche». Nei primi tempi, gli aventi diritto sembravano restii, per vergogna o per imbarazzo, a chiedere la Social Card. «Il problema fu la mancanza di informazione. Un problema che persiste anche per altri benefici - sottolinea Puglia - ma c'è un aspetto più generale: le povertà vecchie e nuove vanno affrontate alla radice. Per questo, noi insistiamo, per esempio, con la riforma fiscale». I poveri non fanno la dichiarazione dei redditi. «Ma non hanno neppure le detrazioni», replica Puglia. Due anni di Social Card, chiesta attraverso le Poste o i Patronati, con domanda inviata all'Inps che ha attivato pure un sistema di Sms per avvertire che la carta è vuota: qual è il bilancio? «Siamo nelle mani di Tremonti - dice Puglia - Non cancelli la Social Card, come si sente dire». Per Quadroni:« I limiti Isee per la Social Card restano bassi. Il bisogno è sempre più ampio».
Maria Castelli
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