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Venerdì 28 Gennaio 2011
Fatta male l'ordinanza del Comune:
il Tar sblocca i lavori al Ciclope
I giudici: se davvero vuol fermare la maxi-antenne, il sindaco revochi le autorizzazioni per 60 metri
L'amministrazione del capoluogo da un lato perde al Tar e dall'altro non accenna ad annullare le sue autorizzazioni in attesa dei due pareri chiesti alla Soprintendenza e alla Regione, come spiega la dirigente del settore Ambiente in risposta all'interpellanza dei consiglieri Roberta Marzorati e Mario Molteni. «Implicitamente si ammette - sintetizza la stessa Marzorati - che il Comune ha operato con estrema superficialità». I dubbi riguardano i vincoli ambientali sull'area oggetto dei lavori. Nel caso del vincolo per «zona boscata», il Comune ha fin qui sempre sostenuto che l'autorizzazione al taglio del bosco comprendesse e sostituisse anche quella del Comune, che infatti non l'ha mai rilasciata e nemmeno ha interpellato i suoi esperti paesaggistici. Proprio nelle ultime ore è arrivato il parere della Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggisti, che smentisce questa interpretazione citando la legge regionale:servono entrambe le autorizzazioni. Quindi, ne manca una, quella del Comune. I Beni culturali precisano però, che è la Regione che deve pronunciarsi. Cosa che per ora non sembra avvenuta.
L'antennone delle Colme violerebbe anche il vincolo legato all'«ambito di elevata naturalità», per le zone sopra gli 800 metri, che prevede forti restrizioni e nessuna procedura semplificata come quella seguita invece dal Comune.
Il Comune di Como, è emerso in base alle interrogazioni del consigliere Roberta Marzorati, ha letteralmente ignorato questo vincolo perchéil piano regolatore vigente non lo contempla in barba al dettato della Regione, che nel 1985 aveva individuato le «aree di particolare interesse ambientale» recependo una legge nazionale dello stesso anno (legge Galasso). Proprio per questo, il dirigente comunale del settore Territorio ha chiesto per iscritto alla Regione «se il piano regolatore possa ritenersi compatibile» con la norma regionale sebbene ne costituisca «un limite applicativo», oppure se facciano fede le zone già individuate dalla Regione e debba quindi «ritenersi operante il divieto di edificazione». L'unica certezza è l'ordinanza del Tar che boccia lo stop ai lavori imposto dal Comune.
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