"Ridaremo alla Tremonti
i due euro per i randagi"

Non si arresta la polemica animalista contro la consigliera comunale per le dichiarazione sulla soppressione dei cani non adottati. I volontari intendono restituire alla sorella del ministro i fondi "di sua competenza" destinati al canile

CANTU' Al prossimo consiglio comunale canturino hanno intenzione di esserci anche loro. Non vogliono mettere in atto gesti clamorosi Gli amici del randagio, ma semplicemente restituire al consigliere di minoranza Angiola Tremonti due euro e cinquanta centesimi. Ovvero la cifra che il Comune di Cantù, negli ultimi cinque anni, ha versato all'associazione animalista che gestisce il canile consortile di Mariano comense, visto che ognuno dei 14 Comuni che fanno riferimento alla struttura di via Del Radizzone corrisponde per il suo funzionamento 50 centesimi per ogni proprio abitante. Tremonti compresa. Lei che ha avanzato l'ipotesi che i cani non adottati, dopo un determinato periodo di presenza in canile, vengano soppressi. Quei due euro e mezzo, il gruppo animalista, ha intenzione di restituirli al consigliere Tremonti dopo che questa ha sottolineato polemicamente il fatto che l'amministrazione spenda troppo e con troppa facilità per il capitolo canile.
Angiola Tremonti ha presentato in Comune richiesta per poter visionare la documentazione relativa ai bilanci della struttura consortile. Ha chiesto di poter scorrere cifre e costi, il numero di cani in entrata e in uscita, lamentando però di non avere avuto risposte adeguate. «Ho colto – ha sottolineato nel documento - che si va a spendere pro capite più di canile che di protezione civile». Affermazioni che hanno suscitato un vero e proprio putiferio. Tanto che sul suo blog, così come alla redazione del giornale, piovono reazioni indignate, soprattutto da parte dei tanti volontari dei sodalizi animalisti del territorio e non. E poi privati cittadini, tra argomentazioni  civili e altre molto meno.
La diretta interessata, in seguito allo scoppio della bufera, ha ribadito che la propria posizione è dettata da motivazioni razionali - «Ci vuole coerenza. Non possiamo uccidere tranquillamente i polli da mangiare e scandalizzarci per i randagi da sopprimere che portano malattie» - e dal fatto che i canili spesso si trasformino in un business. Puntualizzazioni che non hanno placato gli animi. Le reazioni non si arrestano, anche se diverse nei toni e nei contenuti. Chi difende la dignità degli animali e il loro ruolo, «basti pensare ai cani per ciechi, ai cani che stanno vicini agli anziani», e poi «di quelli da salvataggio sotto le valanghe, i terremoti, i cani delle forze dell'ordine». E chi il lavoro dei volontari. Chi, buona parte, si arrabbia soprattutto per il fatto che l'appunto sulle spese arrivi da un politico, spesso confondendo i ruoli - tra assessore e consigliere - come se per i cittadini non importassero le differenze, tutti uguali insomma. Le reazioni più di pancia. Come quelle, violente, di chi usa espressioni ed epiteti censurabili.

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