Tagli ai bus a Como
Esplode la protesta

Opposizione, sindacati e utenti contestano i tagli al servizio di trasporto pubblico locale. Motivo: il taglio di 77 corse urbane e 93 extraurbane, oltre alla soppressione di alcuni servizi in particolari periodi dell'anno.

COMO Opposizione, sindacati e utenti contestano i tagli al servizio di trasporto pubblico locale. Martedì Provincia, Comune di Como e Asf (la società incaricata della gestione del trasporto) hanno ufficializzato il taglio di 77 corse urbane e 93 extraurbane, oltre alla soppressione di alcuni servizi in particolari periodi dell'anno. I tagli seguono l'aumento tariffario generalizzato del 10% di abbonamenti e biglietti, già in vigore dal primo febbraio. Senza contare che a maggio non è ancora escluso del tutto un possibile ulteriore aggravio del 10% delle tariffe. Il tutto per far fronte al taglio deciso da Roma di 95 milioni di euro destinati a Regione Lombardia per il trasporto pubblico locale: decurtazione che a cascata si è riversata poi su tutte le province lombarde, Como compresa (1,8 milioni di euro solo per la terra lariana). Sindacati ed esponenti dell'opposizione contestano l'operazione.
«Non è possibile che un'azienda che produce utili come Asf - afferma il segretario della Cgil trasporti Marco Fontana - venga poi a propinarci dei tagli così pesanti. Abbiamo appena fatto una riunione della Rsu, con Cisl e Uil, e chiederemo l'apertura di un nuovo tavolo di confronto a Provincia, Comune di Como e azienda. Quello precedentemente costituito si è riunito a fine gennaio e poi a dovuto apprendere dei tagli a decisione già presa». Più pragmatica la reazione del segretario della Cisl Fausto Tagliabue: «Il taglio dei trasferimenti a Regione Lombardia, che è all'origine di questa situazione, è purtroppo una realtà, non possiamo fare finta che il problema non esista, dobbiamo semmai governarlo: fin da subito avevamo detto che non avremmo accettato una riduzione del personale, ora resta da gestire al meglio la situazione. D'altronde o si fa come la Moratti a Milano che va ad elezioni e che ha deciso di coprire come Comune direttamente il taglio, oppure una soluzione va trovata». Tira in ballo il sindaco di Milano anche il capogruppo del Pd in Regione Luca Gaffuri: «A Milano la Moratti ha voluto intervenire perché va al voto, Como invece paga direttamente il taglio deciso dal ministro Tremonti e ad essere più penalizzati sono i territori più disagiati. Senza contare che, oltre all'aumento del 10% degli autobus, anche il prezzo del treni aveva subito un rincaro superiore al 12%, che verrà raddoppiato a maggio. Semmai resta da capire perché la metropolitana a Milano costa ancora 1 euro, mentre a Como il biglietto dell'autobus è salito a 1,25 euro». Durissimo e puntiglioso l'intervento del consigliere comunale di Rifondazione, Donato Supino, che vanta un passato da conducente dei mezzi dell'allora Spt: «L'Asf ha chiuso i bilanci con un utile di circa 2 milioni di euro, considerando che per il 51% è di proprietà di Spt e che questa è totalmente pubblica, andava forse fatto un ragionamento diverso, privilegiando un accordo di solidarietà invece che disporre un piano di aumenti e tagli. È scomparsa la linea 9, sostituita solo in parte dalla 4, che era utilizzata dalle vecchiette per andare al cimitero. Le corse della linea 8 sono state dimezzate, portando la frequenza da 15 a 30 minuti e la 10 è stata soppressa senza essere appieno sostituita dalla C50 che fa un altro giro per arrivare a Navedano. Paghiamo le scelte del governo». Per andare da Como a Cantù fino al 31 gennaio si spendevano 1,75 euro per la corsa semplice e 42 euro per l'abbonamento mensile: ora si paga rispettivamente 1,90 e 46 euro. Rincarata anche la tratta che dal capoluogo conduce a Erba: da 2,10 a 2,30 la corsa singola, da 49 a 54 euro l'abbonamento.  Lecco, San Fedele Intelvi e Bellagio: da 2,80 a 3,10 la corsa, da 65 a 71,5 l'abbonamento. E tra gli utenti sui bus e alle fermate l'umore è, lecito attenderselo, decisamente nero.
Luca Marchiò

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