Cantù, la protesta dei tassisti:
"Siamo vittime della piazza"

Dopo la creazione dell'isola pedonale nel centro cittadino, sono stati costretti a trasferirsi in via Corbetta, una stradina defilata. "Da quando siamo qui, i clienti si sono dimezzati - rivelano i taxi driver -; il comune deve farci tornare dove eravamo, sulla piazza Garibaldi"

CANTU' - Loro non sono Travis Bickle, il personaggio interpretato da Robert De Niro nel mitico film di Martin Scorsese. Ma, dalla rabbia, potrebbe sempre scappare un «ma dici a me?». I taxi driver di Cantù protestano. La causa principale, è la riqualificata piazza Garibaldi, panacea di ogni malumore. Igino Ventura, Alessandro Biondi, Lorenzo Lastrucci e Diego Bianchi sono i quattro tassisti che, dopo la creazione dell'isola pedonale al centro del salotto cittadino, sono stati costretti a trasferirsi in via Corbetta. Dietro l'angolo, in ombra, sulla stradina che porta alla chiesetta di San Teodoro. In un punto, a loro detta, poco o per nulla visibile. «Da quando siamo qui, i clienti si sono dimezzati - dicono -; il comune deve farci tornare dove eravamo, sulla piazza Garibaldi, vicino al muro della salita che porta alla chiesa di San Paolo». E la giunta, dopo anni di braccio di ferro, ora pare disposta ad acconsentire al trasloco. Lo sfogo arriva in una mattinata in cui tutti i taxi con licenza comunale si trovano nei loro posteggi gialli. Un momento in cui non chiama nessuno. E quindi non si lavora. «Con la nuova piazza noi ci abbiamo rimesso - dice Biondi -, siamo qui, in un angolo. La gente quasi non sa che esistiamo». Il cartello arancione, arrivato due anni fa - il numero, 031-714444 - non richiama grandi attenzioni. «Abbiamo perso il 50% - sostiene Ventura - in gran parte è colpa della piazza. Siamo abbandonati a noi stessi, non siamo considerati come dovremmo».
C'è poi un altro problema. I tassisti ricevono le telefonate su un vecchio apparecchio del 1955. Un pezzo di modernariato della comunicazione. Sportellino di metallo verde, la scritta «taxi» in bianco, sonoro che va in interferenza. «Non è possibile - dice sempre Ventura -; a Mariano, il comune paga il telefono al tassista. Mentre qui, a Cantù, siamo noi a dover sborsare 62 euro ogni due mesi, per un telefono che riceve soltanto ed è da cambiare».
Tramontati, i tempi in cui si lavorava parecchio grazie al movimento nella Città del Mobile. «Anche se qualche ditta del legno chiama ancora - riferiscono - garantiamo spostamenti da Cantù agli aereoporti di Milano e Malpensa. E le stazioni. C'è anche chi chiede un passaggio al centro commerciale, per 5 euro. I clienti stranieri, arabi e cinesi, lasciano la mancia». Niente servizio notturno. A Cantù, il taxi si trova dalle 8 alle 18. «Ma di notte non si lavora - ricorda Lastrucci - solo ubriachi». E qui la piazza non c'entra.

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