Da Giunta e Consiglio di Capiago
"no" ai profughi nell'ex caserma

Il sindaco Frigerio apre però alla solidarietà: "Disposti ad accogliere un massimo di 5 profughi nelle case del Comune" - La Lega replica: "Non vogliamo neanche quelli"

CAPIAGO INTIMIANO  La giunta del sindaco Carlo Andrea Frigerio si dice disposta ad ospitare un massimo di cinque profughi nelle case del comune. E prosegue nel mettere nero su bianco le proprie intenzioni: l'ex caserma della finanza di Intimiano non si tocca. La minoranza, è d'accordo solo su quest'ultimo aspetto. E' la Lega Nord, presente a Capiago Intimiano all'interno della lista civica «Vivere», a voler portare con Ivano Bianchi, consigliere comunale e provinciale, la questione dei rifugiati libici a Villa Saporiti. «Con una mozione o un ordine del giorno, vedremo quale sarà la strada migliore per affrontare il tema in Provincia – ha affermato Bianchi nel corso del consiglio di mercoledì sera, convocato con urgenza dal sindaco – ma, di sicuro, partiremo dal documento comune firmato dai sindaci del Canturino. E non da quello della giunta, che ci sembra in disaccordo. I cinque profughi non sono accettabili: i cittadini non ne vogliono neanche uno». Smorza i toni Sandro Vergani, capogruppo dell'altra minoranza, Prospettiva Comune: «Anche dopo quanto detto dal ministro Maroni, ci sembra difficile che a Capiago Intimiano possano arrivare i profughi».
«La partita si gioca sulla nostra pelle», la frase dell'assessore all'urbanistica Emanuele Cappelletti. La paura, nell'esecutivo della lista civica «Progetto», è di essere comunque – in un certo senso – all'indice. Se il prefetto di Como ha indicato l'ex caserma di via del Carroccio, a Intimiano, come possibile sede per un centro di accoglienza, per il sindaco di Capiago e colleghi conta fino a un certo punto il proposito filtrato dal ministro dell'Interno Roberto Maroni. Attraverso Nicola Molteni, parlamentare della Lega Nord: il centro profughi nella villa settecento di via del Carroccio sarebbe ipotesi altamente improbabile. Maroni, ha riferito Molteni, non vuole imporre nulla. E vuole ascoltare gli enti locali: il loro parere dovrebbe essere vincolante.
Eppure, si va avanti. Ieri, la mozione già stesa e approvata dalla giunta poche ore prima, è stata ratificata in consiglio con il voto contrario di Vivere, la lista targata Pdl e Lega Nord. Disposta a seguire l'indicazione della lettera già firmata, nelle stesse ore, dai sindaci di Capiago Intimiano, Brenna, Carimate, Cermenate, Cucciago, Figino Serenza e Novedrate. Nel documento dei primi cittadini, si chiede un incontro con il prefetto Michele Tortora anche per capire «il mantenimento dei profughi e il loro status giuridico». Oltre a indicare il vecchio ospedale Sant'Anna di Como e la caserma «De Cristoforis» di Como come scelta ideale. Per la giunta, in primis si dovrebbero distribuire i profughi in tutta la provincia, con il rapporto di uno ogni 4mila abitanti. Oppure, ospitarli a Como: «De Cristoforis», Sant'Anna o area San Martino. Ma è la «disponibilità ad accogliere un ristretto numero di profughi presso gli immobili comunali» – un massimo di cinque, si è detto dai banchi della maggioranza – a dividere il consiglio.

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