Gruppo di cittadini di Capiago:
nove motivi per il sì ai profughi

Le adesioni per trasformare l'ex caserma in centro di accoglienza vengono da residenti attivi nel mondo del volontariato e delle parrocchie: "Non neghiamo un tetto a chi è costretto a scappare per sopravvivere"

CAPIAGO INTIMIANO La contropetizione - in altra direzione rispetto a quella organizzata dalla Lega Nord, con quasi trecento firme raccolte in un giorno - è partita dalle parrocchie e sta girando tra le associazioni laiche. «Nove motivi (motivati) per non dire di no», il titolo del documento redatto tra chi è attivo nel mondo del volontariato, a Capiago Intimiano. Per invitare alla riflessione e all'apertura. Tema, la questione del centro d'accoglienza per i profughi della Libia, alla ex caserma di via del Carroccio, segnalato come «possibile» dalla prefettura di Como. Deciderà il ministero dell'Interno. Per ora, i cittadini sembrano contrari. L'amministrazione comunale è disposta ad ospitare al massimo una famiglia di cinque persone. Esiste anche un altro punto di vista. Più disponibile nei toni e meno legato ai numeri.
«Gli interventi di rifiuto ascoltati e letti nell'ultima settimana non rappresentano il sentire di tutta la popolazione di Capiago Intimiano», lo scritto firmato da Luca Giovanni Frigerio, Graziano Aiani, Cosimo Piscopiello, Manuela Gatti, Laura Arculeo, Giovanni D'Angelo, Paolo D'Angelo, Rosaria Marelli, Patrizia Romano, Luciano Borsani, Alessanda Marelli, Eugenio Motta e Simona Caspani. Il documento è in nove punti. Tanti quanti i motivi elencati dal comune per dire, viceversa, «no» al centro profughi. «Non possiamo - si legge - dire un «no» a priori, senza conoscere un fenomeno, per non accogliere persone che fuggono da situazioni di ingiustizia, oppressione e morte. Non neghiamo un tetto a chi è costretto a scappare per sopravvivere, con la scusa di dover “salvaguardare” un edificio storico. Semmai cerchiamo soluzioni alternative praticabili, che non siano solo uno scaricabarile tra amministrazioni limitrofe. Non consideriamo il profugo come essere umano inferiore, come un peso per la collettività da mantenere “gratis”. Non possiamo essere prima contenti per la sentenza della Corte Europea di Strasburgo che permette di esporre il crocifisso di legno nei luoghi pubblici, e poi impietosi e incapaci di carità cristiana, abbandonando al loro destino crocifissi in carne ed ossa. Gli atteggiamenti discriminatori e asociali nascono dalle nostre paure».
«A breve partiremo con un ciclo d'incontri per discutere su questi temi - spiega Luca Giovanni Frigerio, presidente del consiglio d'istituto del comprensivo di Capiago Intimiano, attivo nel mondo del volontariato, dalla Croce Rossa all'Azione Cattolica - la nostra non è una posizione contro l'amministrazione comunale. Le due parrocchie del paese si stanno attivando con un confronto propositivo con tutte le associazioni laiche ed ecclesiali. Per proporre una riflessione costruttiva».
Già iniziata anche insieme a don Fabio Fornera, il parroco di Capiago.

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