Peverelli minacciato di morte
per il tricolore gettato via

Messaggi minatori all'esponente leghista da ogni parte d'Italia. Iantorno (Pd): «Questa sera in consiglio comunale chiederò che lasci l'aula»

COMO - Minacce di morte contro il leghista Diego Peverelli, reo di avere scagliato una bandiera italiana contro il consigliere Vittorio Mottola, durante una seduta del consiglio comunale della scorsa settimana. La casella di posta elettronica dell'assessore è stata intasata, negli ultimi giorni, da ogni genere di messaggio, centinaia di mail di insulti arrivate da ogni angolo d'Italia, specialmente dal sud: «Cito qua e là - dice lui - Per esempio: "testa di c... Mi auguro che tu sia già morto prima di poter leggere queste righe...". Ovviamente non è l'unica, ma ne ho ricevuto anche di più spiritose. Una signora di Salerno mi ha scritto di augurarsi che io non scenda mai al sud per le vacanze. Le ho risposto che vivo in riva a un bellissimo lago, e che ho intenzione di godermelo fino all'ultimo giorno della mia vita».
Dopo aver fatto il giro d'Italia, il caso del tricolore è destinato comunque a tenere banco anche stasera, quando il consiglio comunale tornerà a riunirsi. Sono attese due manifestazioni organizzate dai movimenti giovanili del Pdl e del Carroccio. I primi organizzeranno una sorta di picchetto all'esterno dell'aula per ricordare «il valore della bandiera», i leghisti sono invece intenzionati a testimoniare la propria «massima solidarietà» all'assessore. In assemblea il Pd tornerà, intanto, alla carica. Il consigliere democratico Marcello Iantorno ha già preannunciato quanto segue:«Chiederò al presidente di esprimere parole di censura nei confronti dell'assessore Peverelli e di invitarlo a lasciare l'aula, nel caso in cui lo stesso non manifestasse il suo rammarico e le sue scuse agli italiani, perché la sua presenza e il ruolo di assessore non saranno più compatibili con l'istituzione comunale, per cui dimissioni o revoca dall'incarico. Se non lascerà l'aula inviterò tutti i consiglieri comunali di qualsiasi gruppo ad allontanarsi e mandare deserta la seduta». Peverelli è tornato ieri sull'argomento: «La Lega di Como non ha organizzato nulla per il 150°, e io personalmente non ho preso parte alle manifestazioni. Quando in consiglio si è cominciato a discuterne, i miei colleghi di partito hanno lasciato l'aula ma siccome io, a una certa età, non ritengo di dover scappare di fronte a niente, sono rimasto ad ascoltare per dieci minuti le invettive di Mottola. Quando è venuto verso di me con il tricolore, l'ho invitato a non farlo, a non andare oltre perchéavrei considerato il suo gesto una provocazione. Certo, avrei dovuto contare fino a 10 e me ne scuso, ma non cambio idea:la sua è stata una provocazione».
Stefano Ferrari
[email protected]

© RIPRODUZIONE RISERVATA