Libici, l'ora degli smistamenti
ma a Capiago non si sa nulla

Resta alta la tensione in attesa di poter capire se e quando arriveranno nell'ex caserma un centinaio di profughi - Il sindaco Frigerio invita i residenti alla cautela, mentre la Lega prosegue nella raccolta di firme

CAPIAGO INTIMIANO Il municipio aspetta al buio. Per capire se, nella ex caserma della guardia di finanza in via del Carroccio, arriveranno gli immigrati da Lampedusa oppure no. «Ma per ora - dice il sindaco Carlo Andrea Frigerio - al comune non è arrivata nessuna comunicazione. Sto ascoltando i telegiornali, leggo i giornali e guardo gli aggiornamenti delle notizie su Internet. Ma, personalmente, non ho ricevuto nessuna novità».
In un paese diviso in due  la Lega Nord con circa 600 firme per dire «no» anche a un solo profugo, mentre le parrocchie e le associazioni, viceversa, sono disposte ad aprire una riflessione sull'ospitalità - il sindaco cerca di rimanere fermo. «Cerchiamo di metterci il cuore in pace - aggiunge Frigerio - non siamo né pro, né contro, in merito ai possibili sviluppi. Non ho nessuna sensazione di quello che potrà succedere. Ognuno è libero di esprimere la propria opinione. A breve, parlerò con la mia lista civica. Per definire l'incontro con le associazioni». Un primo passaggio per poter organizzare una serie di dibattiti sul tema dell'accoglienza.
Restano ore decisive, per Capiago Intimiano. Il comune è disposto ad ospitare una famiglia di cinque profughi negli immobili comunali. Non 150, come ipotizzato dal prefetto di Como Michele Tortora - come unica ipotesi a livello provinciale - per gli stabili della ex caserma «Dino Piras», di proprietà del demanio. Oggi il consiglio dei ministri dovrebbe presentare il piano nazionale. A Lampedusa, la situazione è al collasso. Gli immigrati arrivati durante la crisi in Libia - molti provengono dalla Tunisia - sono più di 6mila, e hanno superato di poche centinaia il numero dei residenti. Dove saranno trasferiti, ancora non si sa. Le notizie sono contrastanti. In un primo momento, lo si è ricordato anche ieri, è stato detto che i siti messi a disposizione per accogliere gli immigrati arrivati nelle ultime settimane a Lampedusa sarebbero tredici. Tre in Sicilia e tre in Puglia. Altri sette centri per l'accoglienza, l'indiscrezione filtrata dalle agenzie stampa, potranno sorgere al Nord. Castano Primo, provincia di Milano, sinora è l'unico nome speso per la Lombardia. La precisazione contrastante, arrivata più tardi in giornata, è che non sarebbero state date indicazioni per la realizzazione di una tendopoli al Nord. Diverse, insomma, le ipotesi allo studio. Forse oggi si potrà avere una prima indicazione anche su quale sarà il destino per Capiago Intimiano.
«Noi continueremo - riferisce Ivano Bianchi, consigliere di minoranza in quota alla Lega Nord - con la presenza di gazebo ogni domenica. Per raccogliere firme sull'assoluta inadeguatezza della ex caserma come centro per i profughi». Sarà discusso martedì 5 aprile, alle 17, in Villa Saporiti, l'ordine del giorno proposto da Bianchi, anche consigliere provinciale. Per invitare Villa Saporiti a esprimersi contro la segnalazione di Intimiano. Ma le decisioni vere, se arriveranno, pioveranno da Roma. 

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