Pace in campo dopo la bufera
ma per la Comense è l'addio

A Cinisello i fantasmi del razzismo sembrano per fortuna svaniti. Ma Wabara ammonisce: "Ho giocato in altri paesi, ma solo in Italia mi è capitato di essere insultata così. Certo non basta un gruppo di persone a farmi cambiare idea: questo è il mio Paese". Nerostellate sconfitte 68-58

CINISELLO BALSAMO - Tutto tranquillo. Le immagini della televisione irradiano la realtà fedele a sè stessa. I fantasmi del razzismo, della violenza, del livore sono svaniti e lo schermo manda messaggi di un palazzetto tranquillo, dalle emozioni tranquille, i bambini che sgambettano in tribuna, le mamme con i palloncini in mano, gli striscioni vergati a pennarello per cui persino i telecronisti fanno fatica a riallacciare il filo del discorso che ha tenuto piene le cronache dei giornali per tre giorni.
Putroppo per la Comense, però, una serata così tranquilla coincide anche con l'addio ai play off scudetto: le nerostellate perdono gara 3 con il risultato di 68-58. La stagione finisce qui.
Nella trasmissione di Rai Sport 2 l regista ha indugiato, nel riscaldamento, sul primo piano di Wabara, la pietra dello scandalo, la giocatrice insultata nella partita precedente. Ma sul suo viso nulla trapela di tutto ciò, nè da una parte nè da quell'altra. Saltella con le compagne, con un mezzo sorriso che sembra più di serenità che di sfida. Detto della sua esplosione al Palasampietro, tutto quello che è accaduto dopo sembra esserle scivolato addosso. E dopo la partita conferma: «Cinque minuti dopo l'accaduto, avevo dimenticato tutto. ». All'intervallo, il presidente del Coni regionale Pierluigi Marzorati, icona del basket, interviene sul caso, ma senza entrare a gomiti larghi: «E' un episodio da stigmatizzare e presto sapremo a cosa avranno portato le indagini e se ci saranno dei provvedimenti, come credo».

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