Como aspetta l'arrivo
di quattrocento profughi

In tutta la Lombardia saranno circa quattromila. In città prosegue la mobilitazione contro l'utilizzo della caserma De' Cristoforis

COMO - Nessuna direttiva alla prefettura sul piano operativo per l'accoglienza dei migranti, smistati tra le Regioni. Secondo le ultime notizie, alla Lombardia ne toccherebbero 4000 in una prima fase, quella della ripartizione dei primi 2000 sbarcati a Lampedusa, ma non si conosce ancora la quota eventualmente assegnata a Como, ma si parla di circa 400. Finora, il nostro territorio ha espresso un duplice no, quello all'utilizzo del Castello di Capiago Intimiano, 1000 firme contrarie, mozione del consiglio provinciale e quello all'utilizzo della Caserma De Cristoforis, ipotesi avanzata dal presidente provinciale Leonardo Carioni e dall'assessore Pietro Cinquesanti. Ma è avversata dal Pdl, con il segretario e senatore Alessio Butti, dal sindaco Stefano Bruni e da Autonomia Liberale: il consigliere comunale Pasquale Buono, nel quartiere di Como Borghi, sta raccogliendo le firme porta a porta per il no e sabato in piazza Vittoria dalle 9 alle 13 prosegue la raccolta con un apposito banchetto. Suddivisione dei profughi in gruppetti, per ciascun paese, è la proposta del consiglio provinciale, a maggioranza, ma anche del Pd, come sottolinea il consigliere Marcello Iantorno. In ogni caso, non vi sono indicazioni di strutture, né sono in vista riunioni tra Prefetto, Michele Tortora, sindaci, associazioni per definire il piano locale, almeno finchè non saranno arrivate direttive. Forse la Protezione Civile provinciale ha ricevuto ordini? «Nessuno, finora – afferma l'assessore provinciale Ivano Polledrotti – siamo a disposizione. Il coordinamento è della prefettura».
Ma Como potrebbe essere coinvolta non solo dal riparto regionale, bensì anche per le respingimenti dalla Svizzera. «La Svizzera accoglierà temporaneamente solo libici – ha detto il ministro federale di Giustizia e Polizia, Simonetta Sommaruga – i tunisini sono migranti per motivi economici» ed ha aderito all'eventuale sospensione degli accordi di Schengen, sulla libera circolazione alle frontiere: i permessi di soggiorno temporanei rilasciati per gli sbarcati a Lampedusa non sono riconosciuti e chi non ha titolo per restare in Svizzera sarà respinto. «Se è arrivato dall'Italia, in Italia deve tornare», ha aggiunto il ministro, confermando i rinforzi di polizia alle frontiere. E già si vedono, sia ai valichi presidiati, sia a quelli aperti 24 ore su 24, come Ronago e Drezzo. Sul nostro versante, pattuglie della Guardia di Finanza hanno fermato tre passatori in tre giorni: sarebbero entrati dai valichi aperti e la sospensione di Schengen significa chiuderli di nuovo o presidiarli in sede fissa. Il ping – pong sul confine non è escluso. L'unica certezza da due mesi sono i 25 posti che la Caritas diocesana ha trovato in istituti religiosi e ieri, la conferenza lombarda dei Vescovi ha sollecitato «un'accoglienza ordinata e competente ai rifugiati», invitando le parrocchie e gli enti religiosi a collaborare con le istituzioni civili.
Maria Castelli

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