Un altro libro "innocentista"
con le lettere di Rosa e Olindo

E' stato presentato a Como, scritto da una giornalista: contiene due anni di lettere scambiate dal carcere.

ERBA «Indagini non accurate. Clamoroso errore giudiziario nel doppio grado di giudizio». Rispuntano le tesi innocentiste per la strage di Erba e si accompagnano al libro scritto dalla giornalista della Gazzetta del Mezzogiorno Cristiana Cimmino “Finché morte non ci separi – Olindo Romano e Rosa Bazzi visti da vicino” presentato a Como.
La Cimmino ha raccolto due anni di rapporti epistolari intrattenuti con Olindo Romano e Rosa Bazzi, avvalendosi anche della perizia filologica e grafica delle lettere del criminologo ultrainnocentista Francesco Bruno, e pur dichiarandosi “né colpevolista, né innocentista” (perché, ha specificato, “i libri innocentisti non vendono”), a pochi giorni dalla sentenza di Cassazione (martedì verrà messa la parola fine alla vicenda dal punto di vista giudiziario), avanza pesanti dubbi sulla colpevolezza dei Romano: «Le indagini dovevano essere più accurate. Perché è stata abbondata subito la pista della vendetta trasversale contro Azouz? Perché non si vuole ascoltare il boss della mafia turca in carcere ad Opera che, pur non avendo mai incontrato Olindo, dice di avere le prove della sua innocenza?». Per il criminologo Bruno "Dall'analisi delle lettere emerge che non siamo di fronte a due killer".

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