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Giovedì 05 Maggio 2011
Il meteorologo Luca Mercalli:
"Natura e tecnologia, legame da rivedere"
"Dobbiamo fermare gli sprechi, poi dedicarci alle energie rinnovabili. A casa mia tutto funziona con i pannelli solari"
Ripensare il rapporto tra tecnologia e ambiente, prima che sia troppo tardi. È il tema dell'incontro, che si è svolto il 5 maggio a Lugano nell'ambito del festival Tec Art Teco, a cui ha partecipato Luca Mercalli, climatologo e meteorologo, noto per la partecipazione alla trasmissione "Che tempo che fa". Mercalli - che ha tenuto corsi in diverse università e vanta pubblicazioni scientifiche e un migliaio di conferenze - si occupa da anni di temi ambientali come membro di Aspo Italia, l'associazione per lo studio del picco del petrolio, è presidente della Società Meteorologica Italiana Onlus, ha fondato e dirige dal 1993 la rivista "Nimbus".
Di cosa si è parlato nell'incontro di Lugano?
Del fatto che oggi dobbiamo ripensare il rapporto tra tecnologia e ambiente. La tecnologia non ha mai interloquito in modo intelligente con la natura, tutte le conquiste del '900 hanno prodotto effetti irreversibili sull'ambiente. Dobbiamo chiederci se nel maneggiare la tecnologia abbiamo le mani libere o se invece è necessario darci un limite. Io la guida la vedo nelle conoscenze che la scienza ci ha dato e che ci consentono di fare previsioni, prefigurare scenari, e quindi di stabilire a priori se è giusto usare una certa tecnologia o se invece è più opportuno ispirarsi a un principio di precauzione.
Le discipline di cui si occupa sono fra quelle più influenzate dalle ricadute della tecnologia...
La cosa è interessante perché la climatologia e la meteorologia sono state enormemente beneficate dalle innovazioni tecnologiche, in particolare dal computer. L'avvento dell'informatica ha rappresentato una grande rivoluzione che ha cambiato la qualità e la precisione, oltre che la tempestività delle comunicazioni comunicazione, delle previsioni meteo. Oggi abbiamo mezzi sofisticati che ci consentono di indagare il passato del clima fino a milioni di anni fa. Il progresso però ha anche il rovescio della medaglia: parlando del clima, 150 anni di uso del petrolio e del carbone hanno prodotto gli effetti che sono sotto gli occhi di tutti. Il dibattito ora è come ridurre i danni prodotti dall'effetto serra, che si faranno sentire ancora per molte generazioni.
C'è chi contesta la lettura catastrofista delle mutazioni climatiche...
Chi confuta questi scenari di solito è esterno alla comunità scientifica. Io non devo vendere tesi, l'evidenza parla da sè. Per fortuna, quasi tutti i governi del mondo hanno ormai accettato questa realtà e stanno lavorando a progetti all'avanguardia sulle energie rinnovabili, anche se è difficile vederne gli effetti perché bisogna cambiare la filosofia di vita di un pianeta. La grande sfida à trovare soluzioni efficaci e rapide.
Il clima però non è il solo fronte aperto...
Certo che no, il problema dell'inquinamento in linea generale è gigantesco, fa male alla vita del pianeta e alla nostra. Pensiamo alla qualità dell'aria e dell'acqua che in molte parti del mondo è ormai compromessa, alla biodiversità minacciata, alle risorse naturali che non sono più sufficienti...
Il grande problema resta quelle delle risorse energetiche...
Io sono a favore di una riduzione degli sprechi, su questo non si può transigere, anche per una mera questione di buonsenso: il nostro sistema spreca il 30 per cento dell'energia che utilizza. Mentre questa colossale opera di recupero di efficienza energetica procede - e ci vorranno anni perché venga messa a punto - le tecnologie per lo sfruttamento delle energie rinnovabili progrediscono e migliorano, e dovranno entrare nelle nostre case. Io l'ho fatto. A casa mia tutto funziona a energia solare, non ho nemmeno il contratto per la fornitura del gas. Uso i pannelli per l'elettricità e l'acqua calda, le piastre e induzione per i cibi, la pompa di calore per il riscaldamento.
Una strada obbligata?
Per forza, molti paesi la stanno già percorrendo. In Svizzera c'è il progetto Minergie, uno standard che qualifica l'efficienza e il risanamento energetico delle abitazioni, in Alto Adige c'è una cosa simile che si chiama Casaclima. È interessante che queste idee nascano nella fascia alpina, sono visioni del futuro che con grande fatica vengono recepite anche dalle nostre leggi.
L'Italia sconta un ritardo normativo?
E anche un ritardo nella preparazione dei tecnici, capita da noi che sia più avanti il committente del geometra o dell'architetto che deve realizzare il progetto. Fra l'altro queste ristrutturazioni hanno importanti ricadute economice: per gli incentivi, per il risparmio sulle bollette e per l'indotto sul territorio. Sembrerebbe una proposta in grado di suscitare l'interesse di una vasta base popolare, invece chissà perché continua a riguardare solo una piccola élite illuminata.
E il nucleare?
Dove c'è già, come in Francia, portiamolo a fine corsa, non è pensabile chiedere uno smantellamento. Ma per chi non ce l'ha è un tema anacronistico, fuori tempo massimo, un discorso chiuso. Il nucleare ha dato quello che ha dato, e ha mostrato quanti e quali problemi può causare: ora è un ramo secco, passiamo a un altro capitolo. L'Italia ha molte risorse rinnovabili, a partire dal sole, e sarebbe assurdo non usarle.
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