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Giovedì 12 Maggio 2011
Il vescovo e gli studenti del Volta
"Giovani che accendono la speranza"
«E se ci fa una lezione di teologia?», bisbiglia un ragazzo al compagno, mentre prendono posto. «No, no…la predica no», nessuno la vuole e la temono tutti gli studenti delle classi terze del liceo Classico Volta a Como, riuniti ieri per due ore nella grand'aula per una lezione su Sant'Agostino con un professore d'eccezione, il vescovo Diego Coletti. E invece sono usciti tutti ricaricati, per nulla annoiati e pieni di energia.
«Si riaccende la speranza nel cuore, con questi giovani - dirà Coletti all'uscita, accompagnato dalla vicepreside, Maria Grazia Bernasconi - ho sentito che vibravano, che si sono fatti prendere, non sono stati né dispersivi, né superficiali, né annoiati». Gli studenti del Classico sono selezionati. «Ma questo non rappresenta un privilegio, bensì una responsabilità nei confronti dei loro coetanei - è la risposta - Li vedo come bacino di energia, risorsa preziosissima per il futuro di questa città e di questo Paese. Hanno espresso passioni alte e liete, non basse e tristi, con loro si può parlare in modo schietto». È rimasto molto colpito, Coletti, dalla profondità delle domande che i giovani gli hanno rivolto, perfino sul rapporto tra Kandinskij, pittore russo astrattista non geometrico e Sant'Agostino. «Io amo Kandinskij - ha detto lo studente - mi spieghi se anche nell'arte c'è una verità di quarto livello».
E il vescovo ha parlato di esperienza estetica e della società contemporanea che ha perso i sensi, quelli che fanno dire: io ho gustato, io ho visto, io ho ascoltato. «Una domanda più bella dell'altra», è stupito il vescovo: «Se la massima verità - ha chiesto uno studente - è la relazione d'amore, come fare a comunicarla?». La verità risiede nella relazione con il Tu, ha spiegato Coletti, Sant'Agostino affermava che il senso ultimo della verità risiede nel rapporto personale con un altro, quando si ha un legame personale con un altro individuo ci si rivolge dandogli del Tu e testimoni della lezione riferiranno che il silenzio in aula è stato assoluto, per due ore e si tratta di liceali di 18 - 20 anni che hanno seguito tutti i passaggi sui quattro livelli di verità, l'archiviazione delle nozioni nella memoria, poi i meccanismi che uniscono le nozioni apprese, quindi la formulazione dei principii astratti e infine la quarta fase in cui bisogna trovare risposta alla domanda sul senso che si cela dietro a quanto appreso. Agostino s'è tuffato in questa ricerca di verità abbracciando la sfida che inesorabilmente la quarta fase lancia. La verità risiede nella relazione con il Tu e con una presenza, quel Dio a cui Sant'Agostino parla nelle Confessioni; quindi per incontrare la verità, bisogna uscire da se stessi, giocarsi in un amore la cui cifra è: «Sei pronto a morire per me?».
Sono seguite le domande degli studenti, Andrea, Carlo, Giada: «Ma questa testimonianza della verità - è una - non è un atto di violenza, di imposizione sull'altro?».
Coletti ha risposto che anche quando ci si innamora o quando si è madri ci si impone verso il prossimo. Lo scarto sta nell'attenzione che si può prestare e che fa sì che quanto testimoniato diventi un ulteriore strumento per la libertà dell'altro.
O la domanda sull'incomunicabilità di verità tanto impegnative. Una ricetta non c'è, ma c'è l'esperienza dell'amore totale e gratuito, ha sottolineato Coletti che oggi, dalle 19,30 alle 21, sarà al Birrificio per dialogare sulla fede con i giovani.
Maria Castelli
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