Escort, la procura cerca i clienti
"Assumere le loro informazioni"

«Certo, amore... faccio tutto quello che vuoi, amoooore». Con quella voce un po' così, le ragazze che rispondevano al telefono dal residence di via Carso a Como non sapevano di essere all'apparecchio con gli uomini della guardia di finanza. Che, fingendosi clienti, hanno iniziato a trovare le prove dell'esistenza di una vera e propria casa di tolleranza in città rispondendo agli annunci di "massaggi" e altro trovati su internet o su alcuni giornali free.

COMO «Certo, amore... faccio tutto quello che vuoi, amoooore». Con quella voce un po' così, le ragazze che rispondevano al telefono dal residence di via Carso non sapevano di essere all'apparecchio con gli uomini della guardia di finanza. Che, fingendosi clienti, hanno iniziato a trovare le prove dell'esistenza di una vera e propria casa di tolleranza in città rispondendo agli annunci di "massaggi" e altro trovati su internet o su alcuni giornali free. Molti degli uomini ripresi entrare e uscire pochi minuti dopo dalle stanze dove le ragazze vivevano e lavoravano, sono arrivati al residence di via Carso proprio "grazie" a quegli annunci. Ben 350 i clienti ripresi dalle telecamere nascoste piazzate dalle forze dell'ordine e contati dagli uomini del nucleo di polizia tributaria, impegnati nell'inchiesta. Uomini che, dopo il blitz di giovedì scorso, hanno iniziato a temere di essere convocati come persone informate sui fatti dalla procura. Dopotutto è lo stesso pubblico ministero che ha chiesto i due arresti a indicare nell'ordinanza di custodia cautelare la necessità di «assumere informazioni dai clienti» delle prostitute.
L'inchiesta lampo degli uomini del nucleo di polizia tributaria di Como è cominciata con una denuncia, presentata da alcuni residenti dello stabile che hanno iniziato a lamentarsi per le condizioni del residence: bottiglie di alcolici abbandonate sulle scale, cartacce, fazzoletti usati, per non parlare del citofono a cui, a ogni ora del giorno e soprattutto della notte, capitava di essere apostrofati da voci maschili: «Sto cercando p...».
Negli atti dell'inchiesta sono anche finiti i verbali delle assemblee di condominio, in cui le lamentele non mancavano.
Stamane, intanto, il giudice delle indagini preliminari Maria Luisa Lo Gatto sentirà in carcere, nel corso dell'interrogatorio di garanzia, i due arrestati nel blitz: la 73enne Elsa Pircher e il 64enne Giuseppe Giani. Gli avvocati difensori dei due imputati chiederanno, probabilmente, un'attenuazione della misura cautelare.
L'inchiesta intanto prosegue, alla ricerca di possibili altri indagati. In particolare la procura ha sottolineato, nel motivare l'ordinanza di custodia cautelare eseguita giovedì pomeriggio dagli uomini delle fiamme gialle, l'esigenza di procedere negli accertamenti per cercare eventuali persone dedite al reclutamento delle ragazze. Queste ultime, probabilmente, potrebbero anche essere sentite nelle prossime settimane in incidente probatorio.
P. Mor.

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