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Giovedì 19 Maggio 2011
Profugo arrestato per furto
Il pm: «Ha offeso chi lo ospita»
Pizzicato dalle volanti dopo avere forzato l'auto di un poliziotto in via Italia Libera. Pugno duro del tribunale: è incensurato ma sconterà sei mesi di detenzione
Ce l'hanno con lui i suoi compagni di viaggio, quelli che mangiano e dormono nelle strutture di accoglienza del Belpaese a spese della collettività e che sanno bene quanto male quel furto abbia fatto a tutti loro, ce l'hanno i detrattori dell'accoglienza, i tanti che in queste ore storcono il naso di fronte alle rette che lo Stato elargisce per il loro mantenimento. Di sicuro, questa volta, nessuno potrà scagliarsi contro il cosiddetto "buonismo", reale o presunto, dei tribunali italiani: perché il giudice Francesco Angiolini lo ha condannato a sei mesi per furto, che Hammdi - caso unico e particolarissimo - dovrà scontare per intero in carcere, senza cioè il privilegio della sospensione della pena che per prassi si concede a tutti gli incensurati come lui. Questa volta il tribunale ha recepito le richieste del pubblico ministero Maurizia Vezzoli: «L'imputato - ha detto il pm in aula - ha commesso un fatto grave, ha mancato di rispetto al paese che lo sta ospitando e assistendo...». Con séaveva un solo documento, un titolo di viaggio per cittadini stranieri extracomunitari rilasciato il 15 aprile scorso dalla questura di Taranto, come «nuovo migrante». Risulta che fosse ospite, fino a poche ore prima dell'arresto, del centro di accoglienza di Tavernola.
L'episodio che lo coinvolge risale alla una dell'altra notte, quando un poliziotto della stradale che sta per montare in servizio in questura si accorge che l'auto di un collega, una Mini posteggiata in via Italia Libera, ha inspiegabilmente la portiera spalancata. La ragione si chiarisce subito:la portiera è spalancata semplicemente perché qualcuno l'ha forzata. Dal cruscotto del veicolo mancano due telefoni cellulari, una collanina e altri effetti personali di minor valore. Così, gli agenti chiedono subito l'intervento dei colleghi della volante, che incrociano in centro con le loro auto. La città è muta e deserta. Non si vede un'anima tranne, nella penombra, un profilo, quello di Hammdi che armeggia con uno zainetto proprio in fondo a via Italia Libera, dalle parti dell'istituto tecnico Caio Plinio. Le volanti gli si avvicinano piano mentre lui, che ha già capito di essere in trappola, accelera il passo puntando deciso in direzione di Porta Torre. Lo fermano pochi metri oltre, chiedendogli di aprire lo zaino. Hammdi cincischia un po', ma alla fine si arrende. E allora ecco i due cellulari, ecco la collana, ecco tutto quel che mancava dal cruscotto della Mini. Da ieri mattina, il tunisino odiato da tutti è in carcere. Ne uscirà a novembre.
Stefano Ferrari
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