Acqua, battaglia a Roma
per portare i soldi a Como

La Lega lavora alla Camera sul contenuto dell'"emendamento Lario". Molteni: «Sovracanoni alle aziende elettriche per i comuni rivieraschi»

COMO - La beffa del Lario Cenerentola stretta nella morsa di guadagni milionari a monte (quelli delle centrali elettriche della Valtellina e della Svizzera) e a valle (centrali elettriche e produzioni agricole) finisce a Roma. Al Senato è depositato dal 2009 un disegno di legge del senatore Pdl Alessio Butti, ancora non discusso.
Alla Camera ci prova ora la Lega Nord, con l'ipotesi di un emendamento da presentare al cosiddetto "decreto sviluppo" e firmato dai due deputati lariani Nicola Molteni ed Erica Rivolta.
Quello che potrebbe essere ribattezzato "emendamento Lario" va a ricalcare quanto fatto per la Valtellina, dove la battaglia portata avanti dall'intero territorio va avanti da anni. Per semplificare, l'idea è quella di imporre un sovracanone (da quantificare) per le concessioni idriche per uso idroelettrico. In pratica ai grandi colossi dell'energia come Edison, Enel Green Power) verrebbero imposte delle tasse aggiuntive da destinare poi ai Comuni rivieraschi. La tesi è chiara: le derivazioni e il loro bisogno d'acqua, incidono sul livello idrometrico del lago che viene regolato attraverso la diga di Olginate che immagazzina acqua e la rilascia a seconda dei bisogni degli utenti di valle e, avendone dei benefici enormi, devono risarcire i territorio. Il testo dell'emendamento verrà predisposto nelle prossime ore e oggi il decreto verrà assegnato alla commissione competente. A quel punto si chiariranno le modalità di presentazione e il contenuto esatto. «È una battaglia doverosa per il territorio comasco - spiega Molteni - e Como non deve essere serva di nessuno, ha la sua dignità. L'obiettivo è quello di trovare lo strumento migliore per cercare di recuperare una parte dei canoni come fonte di risarcimento dei danni provocati indirettamente dalla regolazione del livello del lago. Non è detto che non si riesca ad ottenere qualcosa anche per la sistemazione del lungolago di Como. È una battaglia sacrosanta che va fatta per il nostro territorio».
Nei giorni l'assessore provinciale alla Pesca e agli Enti locali Ivano Polledrotti, che da anni cerca di spuntare qualche quattrino in più al Consorzio dell'Adda, aveva detto senza mezzi termini: «Tutti i comuni rivieraschi e la città di Como pagano pesanti conseguenze in seguito a derivazione e regimazione delle acque con cui una serie di utenti fanno evidentemente business. E non è giusto che i nostri Comuni non portino a casa vantaggi. Abbiamo i cedimenti delle sponde, la moria di pesci, i porti in secca nel pieno della stagione turistica, i danni delle esondazioni. I 17mila euro che ci versano ogni anno per gli obblighi ittiogenici sono una presa in giro nei confronti dei cittadini ed è per questo che, insieme a Lecco, li rifiutiamo da due anni in segno di protesta». Insomma il «no» è al risarcimento di danni consistenti con i soldi sufficienti solo per qualche pesciolino.
Gli utenti di valle (sia irrigui sia idroelettrici) versano canoni per la gestione della diga di Olginate (circa un milione l'anno) oltre a quelli destinati alla Regione Lombardia per l'utilizzo dell'acqua del Lario che ammontano a qualcosa come 11 milioni di euro ogni anno. Secondo i dati pubblicati dallo stesso Consorzio dell'Adda «l'insieme delle centrali dell'Adda, da Robbiate a Cassano, produce annualmente in media 510.3 GWh». Traducendo in soldi significa un business di 127 milioni di euro, soltanto per la produzione di energia delle centrali. L'obiettivo ora è quello di portare sul Lario almeno qualche briciola visto che, finora, non è arrivano nemmeno un euro.
Gisella Roncoroni

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