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Martedì 31 Maggio 2011
La Cassazione mette tutti a tacere
Movida a rischio silenziatore
Danni morali a una cliente disturbata dai clienti di un un pub. Una sentenza della Corte di Cassazione potrebbe mettere il silenziatore alla movida anche a Como: convalida il risarcimento dei danni morali per 5.000 euro a favore di una famiglia di Lecce disturbata dai rumori e dagli schiamazzi provocati dagli avventori di un disco pub e a pagare sarà il titolare del locale, oltretutto multato per 300 euro.
Forse è una novità il riconoscimento del danno morale da movida, consistente nel turbamento dello stato d'animo e anche l'orientamento dei giudici comaschi, più volte, è sembrato chiaro: il diritto della persona al riposo e alle ordinarie occupazioni è superiore al diritto degli operatori economici.
«Ma non sarà un giudice a risolvere il problema fondamentale: il rispetto di se stessi e degli altri»: è il primo commento, a caldo, dell'avvocatessa Anna Paola Manfredi, presidente della Camera civile di Como. «È un problema - prosegue - che non può prescindere dalla cultura e dall'educazione. Ma certo, sentenze come quella della Cassazione lanciano un segnale, nell'interesse di tutti». A volte, in teoria è «movida»; in pratica, è una successione di musica alta, schiamazzi, vetri rotti, sgommate di auto e moto, comportamenti fuori controllo. «Innanzitutto - osserva la presidente - due sono gli elementi difficili. Il primo: qual è la soglia di tollerabilità. Un residente lungo le Ramblas di Barcellona dovrà farsene una ragione: il rumore di fondo ci sarà sempre. Il secondo: è complesso quantificare il danno subìto. Fatta la premessa, va sottolineato che i residenti hanno diritto alla tranquillità, ma il gestore deve poter esercitare la propria attività e i ragazzi, d'altra parte, non hanno spazi diversi in cui trovarsi». Come si contemperano questi interessi conflittuali? «I diritti devono essere esercitati con buon senso, con il classico principio: il mio diritto finisce dove comincia il tuo - afferma l'avvocatessa -. Se non può esistere il silenzio assoluto nell'esercizio di un'attività, è anche vero che sono evidenziati abusi dai quali derivano le storture. Dunque, le esigenze della città turistica e ricettiva devono essere contemperate con quelle della città delle residenze, e va combattuto ogni tipo di eccesso».
Maria Castelli
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