Homepage / Como città
Venerdì 03 Giugno 2011
Ancora crisi a Como
comsumi sempre più giù
Piange il portafogli dei comaschi. La capacità di spesa è scesa alla media di 15mila euro all'anno. I comaschi sono costretti a tirare la cinghia
Confcommercio analizza i fattori che determinano la crescita, occupazione, imprese, composizione: i servizi hanno ormai un peso del 60%, contro il 40% dell'industria, cioè della produzione di beni, ma l'anno scorso, il saldo tra imprese nate e cessate è stato negativo, più le imprese che hanno chiuso rispetto a quelle che hanno aperto. Nel commercio in genere, 517 iscrizioni contro 667 cessazioni. Commercio al dettaglio: 209 iscritte, 295 cessate. Servizi di alloggi e ristorazione: 209 cessate e 152 iscritte ed è negativo per 122 unità il saldo tra le 577 imprese iscritte e le 699 cessate negli altri servizi, trasporti e magazzinaggio, informazione e comunicazione, attività finanziarie ed assicurative, attività immobiliari, professionali, scientifiche e tecniche, noleggio, agenzie di viaggio, supporti alle imprese, istruzione, sanità, assistenza sociale, attività artistiche, sportive e d'intrattenimento. Sono i «nuovi servizi», quelli sui quali Como puntava per sostituire attività nel tessuto industriale che stava perdendo quota. La deindustrializzazione avrebbe lasciato il posto alla terziarizzazione. Un processo che è in corso, ha subìto una frenata, ma Confcommercio sottolinea che è questo il futuro, va preparato e vivrà con le attività tradizionali. E come stanno andando: nell'area alimentare, in un anno, tra il 2009 e il 2010, gli esercizi alimentari sono passati da 1.364 a 1.353, cioè non sono cresciuti. Gli esercizi dell'area non alimentare, nello stesso periodo, sono passati da 3.462 a 3.404. Un andamento difforme, settore per settore: 10 negozi di prodotti tessili, per citare un caso, hanno chiuso. Ma hanno aperto 29 negozi di apparecchiature informatiche e per le telecomunicazioni , a riprova di consumi selettivi, cioè un vestito in meno e un computer in più, nelle famiglie. Tendenza alla cura di sé non scalfita dalla crisi? I dati direbbero di sì: i negozi di cosmetici e di profumeria sono passati da 94 a 101. Usato per risparmiare? Le tabelle di Confcommercio dicono che le rivendite di questo tipo, in un anno, sono passate da 18 a 340. Non si butta più via niente.
Maria Castelli
© RIPRODUZIONE RISERVATA