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Venerdì 08 Luglio 2011
Nesi vince lo Strega
scrivendo un po' di Como
Lo scrittore, ex imprenditore tessile, racconta nel suo romanzo di un'economia orfana dei suoi valori e della "guerra" tra Prato e il Lario
È un atto d'accusa contro l'economia globalizzata di oggi e ci spiega i contorni di questa crisi, ma anche il perché Nesi abbia voluto dedicare il premio a chi tutti i giorni affronta la difficoltà di un sistema che sembra non reggere più, a chi perde il posto di lavoro, a chi è costretto alla cassa integrazione. È verso di loro, gli economisti, che Nesi lancia il suo "j'accuse", contro coloro che sostengono la positività di questo sistema globalizzato: «Lo spieghino ai cassintegrati, ai cento padri di famiglia che ogni mese perdono la mobilità, ai ragazzi che escono dagli istituti tecnici, dai licei e dalle università e non trovano lavoro, agli imprenditori che uno dopo l'altro licenziano e chiudono le loro aziende che la globalizzazione è un gioco, e conviene anche a loro». È un libro che racconta una catastrofe e un disamore, ma non è senza speranza, anzi offre una possibilità in più di memoria su ciò che la piccola impresa ha rappresentato nel tessuto sociale italiano, sull'importanza di un lavoro intuito come passione e portato a quei livelli di eccellenza che ora il mercato globalizzato non offre più. Il Premio Strega quest'anno entra decisamente nel dibattito vero e reale sul nostro Paese, in tempi cui l'economia mostra tutta la sua fragilità e ne spiega alcune delle ragioni, affinchè la nostra eccellenza artigianale non vada definitivamente sconfitta, ma trovi una sua forza di riscatto: riprenda il coraggio di sperare che ce la si può ancora fare. E nel libro di Nesi ci sono anche curiosità che riguardano Como: nel raccontare la "sua" Prato in mutamento, coglie aneddoti assai divertenti che riguardano il periodo in cui Como e la cittadina toscana si guardavano con sospetto e dalle manifestazioni comasche la produzione di Prato veniva tenuta ben lontana.
Fulvio Panzeri
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