Tagli ai piccoli comuni
si salvano 30 su 46

L'attuale versione del decreto fa scattare «l'assemblea municipale» soltanto se i piccoli comuni, tutti confinanti, che la compongono, raggiungono i cinquemila abitanti. In provincia di Como solo i comuni della Val d'Intelvi e quelli della riviera di Argegno sarebbero costretti a unirsi.

Tagli dei piccoli comuni: il testo del decreto diffuso l'altroieri sera dal Consiglio dei ministri rivela una realtà ben diversa da quella annunciata. Almeno per quanto riguarda la provincia di Como, non siamo di fronte a una rasoiata ma a tanta confusione e molti paradossi, con 30 piccoli centri sotto i mille abitanti, su 46, che salveranno l'autonomia e aumenteranno le spese di gestione.
Il punto fondamentale è che il testo non impone la soppressione o la fusione di paesi, ma obbliga a una nuova forma organizzativa, l'«unione municipale» (si badi, cosa diversa dall'unione dei comuni), che sopprime la giunta e il consiglio comunale e lascia il solo sindaco. In realtà questo primo cittadino sarà a sua volta una specie di consigliere comunale di un organismo più ampio, l'assemblea municipale, che raccoglierà gli altri «sindaci» dei paesi vicini con meno di mille abitanti. L'assemblea dei sindaci eleggerà un presidente, che nominerà la giunta.
Potrebbe trattarsi di una semplificazione se non fosse che l'attuale versione del decreto fa scattare «l'assemblea municipale» soltanto se i piccoli comuni, tutti confinanti, che la compongono, raggiungono i cinquemila abitanti.
In provincia di Como, questo tetto svuota praticamente di significato la manovra: solo i comuni della Val d'Intelvi e quelli della riviera di Argegno sarebbero costretti a unirsi.

Leggi il dettaglio su "La Provincia" del 15 agosto

© RIPRODUZIONE RISERVATA